giovedì 3 ottobre 2019


PERCHE’ E COME FURONO SCRITTI I VANGELI
Perché sono stati scritti i Vangeli? Quando? - Quali sono i Vangeli sinottici? - Somiglianze e diversità tra i Sinottici … perché? - Chi sono gli autori dei Vangeli e le comunità alle quali sono inizialmente indirizzati?
All’inizio c’era la Parola, così comincia il Vangelo di Giovanni; all’inizio di tutto c’è la Parola e la Parola si è fatta carne. L’uomo Gesù è al principio di tutto. C’è stata un’esperienza concreta: alcuni uomini hanno incontrato questo personaggio storico, hanno vissuto con lui, lo hanno conosciuto, gli hanno voluto bene, hanno creduto in lui. All’inizio c’è questa esperienza umana fortissima, caratterizzata da affetti, c’è l’esperienza di una persona che ha parlato di Dio, “ha detto Dio” con tutta la sua esistenza fino al vertice stranissimo della morte in croce e, oltre la morte, con la sua risurrezione. In principio era la Parola fatta carne in Gesù di Nazareth e gli apostoli hanno vissuto questa esperienza e hanno cominciato a parlare di lui. Prima che ci fossero i Vangeli esistevano gli apostoli; i Vangeli sono il prodotto degli apostoli, non di Gesù direttamente. Gesù non ha scritto nulla, se non qualche parola sulla sabbia, come dice Giovanni. Sono gli apostoli e i loro discepoli che hanno messo per iscritto la predicazione su Gesù.
Per capire la nascita dei Vangeli ripercorriamo un percorso di almeno tre fasi:
          LA PREDICAZIONE DI GESÙ (A PARTIRE DA CIRCA IL 30 D.C.)
Gesù è il soggetto della predicazione: ha predicato, e si è scelto e formato dei discepoli. Essi hanno ascoltato per tre anni la sua parola, una parola che doveva avere canoni di ripetitività: predicando nei villaggi, nelle sinagoghe, Gesù si trovava di fronte un uditorio sempre diverso, al quale proponeva, con tutta probabilità, lo stesso identico messaggio; ciò vale sicuramente se consideriamo archi di tempo limitati. Insegnamenti diversi possono essere stati forniti in fase diverse del suo ministero. Inoltre, Gesù ha dedicato una parte del suo ministero pubblico alla formazione più specifica del gruppo ristretto dei dodici, evitando di proposito le folle. Questo carattere di ripetitività è in linea con il modo di insegnare del tempo. I rabbini usavano ripetere molte volte le loro lezioni, perché si imprimessero nella memoria dei discepoli. L'esigenza di insegnare a memoria nasce dal fatto che la scrittura era impraticabile in condizioni normali. Mentre tutti sapevano leggere, pochissimi sapevano scrivere, ed erano i cosiddetti scribi. Si scriveva su tavolette (scomodo!) o su fogli di papiro (costosissimi!).
In entrambi i casi scrivere era un procedimento estremamente laborioso, che non poteva essere usato nella vita quotidiana e nel rapporto maestro-discepoli.
     LA PREDICAZIONE DEGLI APOSTOLI (CIRCA DAL 30 AL 60-65 D.C.)
Gesù diventa l’oggetto dell’evangelizzazione: il gruppo degli apostoli, dopo la Pasqua di Gesù, inizia ad annunciare a Gerusalemme la sua risurrezione e la sua dignità messianica. La primitiva comunità cristiana annuncia oralmente la buona notizia di Gesù messia. È un annuncio dal contenuto essenziale: lo troviamo ripetutamente nelle “prediche” di Pietro e Paolo che sono riportate negli Atti degli Apostoli (cf. At 10,37-43). Tali prediche sono un autentico vangelo in miniatura, sullo stesso schema che ritroviamo nei vangeli sinottici.
Lentamente i ricordi ed i racconti su Gesù assumono una forma ben precisa, che si conserva nel processo seguente di trasmissione. I detti e i fatti di Gesù, ricordati e riproposti dalla predicazione apostolica, si sono fissati ben presto in una forma determinata. Sono stati insegnati e ripetuti molte volte, spesso senza contesto e con collegamenti vari. Così anche i racconti degli avvenimenti principali della sua vita hanno presto preso forma e si sono tramandati in modo costante e fedele.
I TESTI DEI VANGELI  (CIRCA DAL 65 AL 100 D.C.)
Che cosa sono i Vangeli? Sono il linguaggio più semplice che abbiamo per trasmettere la nostra fede anche ai bambini e non è corretto dire: i Vangeli sono la vita di Gesù. La definizione più corretta è questa: i Vangeli sono il deposito scritto della predicazione apostolica. Sono, cioè, il documento scritto di quello che gli apostoli dicevano oralmente. È molto importante ricordare che lo scritto deriva dalla predicazione degli apostoli, dei testimoni oculari, di quelle persone che hanno fatto una esperienza umana. Non si tratta della registrazione immediata dei fatti e delle parole, ma è il loro ripensamento e loro la trasmissione.
Per molto tempo, infatti, si sono dovuti accontentare di parlare e di ripetere oralmente la loro esperienza. Solo ad un certo momento nacque l’esigenza di mettere la tradizione orale per iscritto, per poter ricordare meglio, per poter trasmettere con più fedeltà l’esperienza degli apostoli, per poter garantire la permanenza e l’esattezza di quella predicazione mentre gli apostoli stavano morendo e stava finendo la generazione dei testimoni oculari. Anche perché passarono gli anni, i decenni, e le persone diventarono tante, gli ambienti si moltiplicarono, cambiarono anche le lingue e le culture, si cominciò a capire che era necessario che ci fosse una documentazione scritta, un deposito tradizionale, cioè qualche cosa che fosse fissato in modo tale da garantire una fedele tradizione dell’esperienza che gli apostoli avevano fatto con Gesù. Nacquero così i Vangeli, scritti secondo alcune esigenze e funzioni:
Funzione catechetica
All’interno delle comunità cristiane, che già avevano accolto l’annuncio del Signore, crebbe il desiderio di riflettere sull’evento evangelico per meglio trasmetterlo ai fratelli. Il Mistero salvifico della morte e risurrezione di Cristo andava trasmesso, andava in un certo modo compreso per nutrire la propria fede: da qui si concretizzò una funzione catechetica del testo evangelico, che rappresentava in pieno la manifestazione dell’insegnamento del Signore nella predicazione della venuta del Regno. Mettendo per iscritto l’evento della salvezza i primi cristiani elaborarono il materiale per approfondire il Mistero stesso.
Funzione liturgica
Anche le esigenze della liturgia pretendevano la stesura dei testi, in modo che questi potessero essere proclamati nel momento della preghiera comunitaria. Inoltre dal Vangelo scritto scaturivano le preghiere che l’assemblea recitava, come il Padre Nostro. La liturgia fece sorgere l’esigenza di poter pregare alla luce di ciò che Gesù aveva detto a chi sceglieva di seguirlo. Perciò il Vangelo è stato scritto anche per affrontare il mistero in maniera più profonda, soprattutto pregando comunitariamente.
Funzione missionaria
L’annuncio evangelico, dopo essere stato approfondito attraverso una catechesi, ed essere stato interiorizzato nella liturgia, doveva essere annunciato e portato all’esterno: da qui la funzione missionaria. I Vangeli andavano redatti in testi scritti anche per essere portati e letti nel mondo, e lo testimonia il fatto che vennero scritti in greco: questa, infatti, era la lingua più parlata nel Mediterraneo. Sintetizzando possiamo dire che il Vangelo nasce come la culla della vita della Chiesa che prega, approfondisce il mistero e annuncia: senza il Vangelo vivremmo una Chiesa diversa da quella che oggi conosciamo. La riflessione su Gesù dà vita ad una tradizione che entra a far parte della Chiesa, e si concretizza proprio con queste funzioni.
Funzione pratica nella Chiesa locale
Gli evangelisti hanno prestato attenzione anche al contesto nel quale vivevano coloro ai quali stavano scrivendo. Infatti ognuno dei Vangeli utilizza un tipo di linguaggio differente, vicino alla comunità alla quale si rivolge. Il Vangelo, quindi, risponde ad esigenze di natura concreta, di vera e propria comprensione dei problemi. Chi leggeva il Vangelo poteva cercare in esso alcune risposte a problematiche pratiche. La funzione pratica del testo rispondeva ai quesiti che i cristiani, o coloro che si stavano convertendo, desideravano risolvere alla luce della fede. Un esempio è dato dalle domande circa il comportamento da tenersi nel giorno di sabato, o come gestire l’ordinamento del matrimonio. Gesù ha risposto ad ognuna di queste domande attraverso l’azione dello Spirito, quello Spirito Santo per il quale affermiamo che la Parola del Vangelo è ispirata da Dio.
In sintesi, possiamo affermare che la tradizione evangelica si fonda su tre spinte particolari: 1. Un interesse appassionato per la figura di Gesù Cristo; 2. La vita delle comunità cristiane vive ed operose nelle tre funzioni catechetica, liturgica e missionaria; 3. Le necessità pratiche delle comunità che si pongono domande su come vivere la propria fede seguendo la volontà del Signore.
LA STESURA DEI VANGELI INIZIA NEGLI ANNI 60.
Probabilmente il primo ad essere stato scritto è quello di Marco, poi forse quello di Luca, quindi quello di Matteo e ultimo, verso la fine del secolo, quello di Giovanni. Quindi all’incirca dal 60 all’anno 100 d.C., in questi quaranta anni, lentamente, nascono i quattro Vangeli, mentre nei trent’anni che vanno circa dall’anno 30 d.C. fino agli anni 60, non abbiamo documentazione scritta, eccetto qualche lettera di Paolo. Il primo scritto del Nuovo Testamento è la prima lettera ai Tessalonicesi, scritta intorno all’anno 51 d.C. Tra gli scritti che possediamo il più antico è questa lettera che Paolo scrive ai cristiani che abitavano a Tessalonica, dieci anni prima che esistesse un Vangelo, quello di Marco.
VANGELI  SINOTTICI
I tre Vangeli, quelli di Marco, Matteo e Luca sono chiamati sinottici.
Sinossi significa visione d’insieme e l’aggettivo derivato, “sinottico”, indica un Vangelo che si può guardare con un unico colpo d’occhio.
Griesbach inventò una sinossi, cioè ebbe l’idea di scrivere i Vangeli su tre colonne parallele in modo tale che, su una unica pagina, ci fosse il testo di Matteo, quello di Marco e quello di Luca, consentendo a chi legge, con un unico colpo d’occhio, di poter visionare l’uno, l’altro e l’altro ancora. Il lettore legge una frase di Matteo, tiene d’occhio anche Marco e anche Luca, e vede subito somiglianze e differenze: questo è in più, questo in meno, questo è diverso... Fu una intuizione geniale, non ci avevano mai pensato e stampò questa sua prima edizione di un libro originale che chiamò, appunto, SINOSSI. L’idea piacque e fu ripetuta tante volte e ancora oggi noi abbiamo edizioni dei Vangeli in sinossi. Dagli anni ’70 c’è una sinossi in italiano molto valida di cui ne esistono tanti formati ed edizioni, alcune anche con il testo greco. Con un lungo esercizio di lettura ci si abitua a riconoscere i Vangeli. Possiedo un testo secondo la sinossi greca del P. Lagrange o.p. 6°edizione Morcelliana BS ’73   
L’UNITÀ NELLA MOLTEPLICITÀ
Questa distinzione è importante, non semplicemente per un gusto letterario, ma perché ogni evangelista è portatore di un messaggio differente. Non basta un Vangelo. La saggezza della tradizione ecclesiale ne ha scelti quattro, quattro come i punti cardinali, come le parti del mondo, proprio per indicare una molteplicità cosmica; per indicare, appunto, come la verità sia trasmessa in modo molteplice. È una specie di diamante con diverse facce. Matteo ha una sua impostazione, Marco ne ha un’altra; sono veri entrambi, ma sono diversi, rispecchiano l’unico Gesù Cristo eppure fanno due ritratti differenti. Se aggiungiamo Luca i ritratti sono tre, se aggiungiamo Giovanni quattro. L’unico Gesù Cristo è stato ritratto in quattro modi differenti. Qual è quello vero? Tutti e quattro, è un principio fondamentale. Ireneo, uno dei primi grandi padri della Chiesa, parla dell’unico Vangelo “quadriforme”: un unico Vangelo che ha quattro forme.
Ognuno Trasmette Sostanza Essenza e Scopo del Messaggio di Gesù.
NON “VANGELO DI”, MA “VANGELO SECONDO”
Un punto decisivo sta proprio lì, in quella particella: Vangelo secondo Matteo.  
Non è corretto dire Vangelo di Matteo; poi per praticità lo diciamo, ma volendo essere precisi a livello di metodo il Vangelo è di Gesù Cristo; è Gesù l’unico Vangelo. Poi ci sono quattro testi che contengono il Vangelo di Gesù Cristo; il primo secondo Matteo, l’altro secondo Marco e così via.
Cioè è il Vangelo di Gesù Cristo mediato da Matteo, interpretato, tradotto, adattato, spiegato, trasmesso da un uomo, un testimone, un autore ben preciso che ha usato la sua testa, la sua intelligenza, la sua abilità letteraria.
Non è un testo dettato da Gesù. È un testo scritto da degli uomini che hanno adattato il loro messaggio alla comunità alla quale si rivolgevano. In tutto questo, è chiaro, c’è il lavoro di Dio e crediamo fermamente che siano testi ispirati, poiché sono ispirati coloro che hanno lavorato con la loro intelligenza nel mettere per iscritto quei testi. Il testo è ispirato ed è il prodotto del lavoro di tante persone che hanno messo a frutto tutte le loro capacità umane. Dio non ha usato meccanicamente degli uomini come fossero dei burattini. Dio, invece, non ha mai voluto privarsi della libera collaborazione dell’uomo nel lungo cammino della sua storia con l’umanità. L’evangelista è una persona libera e intelligente che ha usato la sua libertà, la sua intelligenza e la sua volontà e Dio lo ha rispettato pienamente, non lo ha invasato mandandolo in trance in modo tale che scrivesse senza sapere cosa scriveva. Il Signore ha illuminato la sua intelligenza senza che Matteo se ne accorgesse; Matteo ha ragionato, ha pensato, ha organizzato il materiale e Dio ha collaborato con lui o, meglio, Matteo ha collaborato docilmente con Dio producendo quel testo.
Lo stile di Matteo è presente nel primo evangelo, come lo stile di Marco è presente nel secondo. Dio non ha appiattito le persone, le ha rispettate e così per Luca e Giovanni.
Tutti e ognuno hanno inteso trasmettere, con i loro Vangeli, il nucleo l’essenza il fine del messaggio salvifico di Gesù. Un esempio per tutti:
L’unzione con prezioso profumo della peccatrice a Gesù, descritta da tutti e quattro Vangeli, (Matteo 26,6-13, Marco 14,3-9, Luca 7,34-50, Giovanni 12,1-8)      pur con alcune discrepanze, trasmettono l‘identico messaggio: La peccatrice cosparse i piedi e il capo di Gesù perché aveva molto peccato ed ora è molto amata : “La tua fede ti ha salvato, và in pace!”. “In verità IO vi dico: dovunque sarà predicato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto”
Riassumiamo la questione con le Parole del Concilio. Ora che abbiamo fatto questa panoramica generale, rileggiamo alcune parole della costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, del Concilio ecumenico Vaticano II, che sintetizza mirabilmente tutto il discorso: “Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o già per iscritto, redigendo un riassunto di altre, o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere”. (Dei Verbum 19)
Per Chi Scrive Marco?
Marco verso il 60 d.C è a Roma come stretto collaboratore di Paolo e di Pietro.
In questa circostanza e per questa comunità ecclesiale, verso l’anno 65 d.C., egli intraprende la stesura del suo Vangelo in greco, col fine di conservare la predicazione apostolica e tramandarla in modo fedele e preciso. L’uditorio a cui si rivolge è dunque di origine pagana, da poco venuto alla fede e quasi all’oscuro delle questioni religiose giudaiche, per questo Marco arricchisce le sue fonti con delle piccole spiegazioni. Inoltre in quegli anni a Roma i cristiani cominciavano a sentire il pericolo della persecuzione e sotto Nerone (nell’anno 64 d.C.) molti di loro furono violentemente uccisi. Il clima della comunità è quindi segnato da questi gravi problemi e si comprende, di conseguenza, la grande insistenza di Marco sul tema della croce di Cristo.
Per Chi Scrive Matteo?
Matteo, pubblicano e poi discepolo di Cristo, scrisse in lingua ebraica (o aramaica) per i credenti che venivano dal giudaismo. I destinatari perciò sono i convertiti dall’ebraismo ed il contenuto del suo vangelo è l’insieme degli insegnamenti, delle catechesi di Matteo a quella comunità di credenti in Cristo Gesù e la Sua Parola.
È considerato il "vangelo palestinese" per eccellenza.

Per Chi Scrive Luca?
Luca è stato discepolo di Paolo fino alla morte dell’Apostolo delle Genti.
L’assidua sua compagnia a Paolo si desume dagli Atti degli Apostoli, pure da lui scritti, precisamente al capitolo 20,6 Luca registra ”noi invece salpammo da Filippi ….”  e dalle lettere di Paolo: “Ti saluta Epafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù, con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori” (Lettera a Filemone)
Le informazioni desunte dalla tradizione patristica dicono che Luca scrisse il suo Vangelo in Grecia; Origene precisa che «fu scritto per coloro che provenivano dalle genti», cioè per i greci pagani convertiti. L’analisi dell’opera conferma senz’altro questa opinione: Luca scrive in greco per una comunità di lingua e cultura greca, in grandissima parte proveniente dal paganesimo.
Per Chi Scrive Giovanni?
Il Vangelo secondo Giovanni è stato scritto originariamente in greco. Il testo, tuttavia, contiene latinismi ed ebraismi. Il testo sarebbe indirizzato a cristiani di origine non ebraica, con formazione culturale ellenistica.
Questo vangelo è molto diverso rispetto agli altri: ci sono molte meno parabole, meno miracoli, non vi è accenno all'eucaristia, al Padre nostro, alle beatitudini. Compaiono invece nuove espressioni per indicare l’”Amore”. Gesù ha un’intima comunicazione con Giovanni, il discepolo che Gesù amava.
Il Prologo del Vangelo secondo Giovanni, testo capitale del cristianesimo primitivo, costituisce l'incipit del Vangelo secondo Giovanni ed è anche detto Inno al Logos .
La culla di nascita di questo vangelo nasce in una ben precisa comunità del cristianesimo primitivo, quella costituitasi in Asia Minore a  Efeso e nelle località limitrofe facenti capo alla guida di Giovanni e alla stessa Maria di Nazareth che aveva seguito Giovanni su indicazione di Gesù stesso.

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