PERCHE’ E COME
FURONO SCRITTI I VANGELI
Perché
sono stati scritti i Vangeli? Quando? - Quali sono i Vangeli sinottici? -
Somiglianze e diversità tra i Sinottici … perché? - Chi sono gli autori dei
Vangeli e le comunità alle quali sono inizialmente indirizzati?
All’inizio c’era
la Parola, così comincia il Vangelo di Giovanni; all’inizio di
tutto c’è la Parola e la Parola si è fatta carne. L’uomo Gesù è al principio di tutto. C’è stata un’esperienza
concreta: alcuni uomini hanno incontrato questo personaggio storico, hanno
vissuto con lui, lo hanno conosciuto, gli hanno voluto bene, hanno creduto in
lui. All’inizio c’è questa esperienza umana fortissima, caratterizzata da
affetti, c’è l’esperienza di una persona che ha parlato di Dio, “ha detto Dio”
con tutta la sua esistenza fino al vertice stranissimo della morte in croce e,
oltre la morte, con la sua risurrezione. In
principio era la Parola fatta carne in Gesù di Nazareth e gli apostoli
hanno vissuto questa esperienza e hanno cominciato a parlare di lui. Prima che
ci fossero i Vangeli esistevano gli apostoli; i Vangeli sono il prodotto degli
apostoli, non di Gesù direttamente. Gesù
non ha scritto nulla, se non qualche parola sulla sabbia, come dice
Giovanni. Sono gli apostoli e i loro discepoli che hanno messo per iscritto la
predicazione su Gesù.
Per
capire la nascita dei Vangeli ripercorriamo un percorso di almeno tre fasi:
LA PREDICAZIONE DI GESÙ (A PARTIRE
DA CIRCA IL 30 D.C.)
Gesù è il
soggetto della predicazione: ha predicato, e si è scelto e formato dei discepoli. Essi hanno ascoltato per tre
anni la sua parola, una parola che doveva avere canoni di ripetitività:
predicando nei villaggi, nelle sinagoghe, Gesù si trovava di fronte un uditorio
sempre diverso, al quale proponeva, con tutta probabilità, lo stesso identico
messaggio; ciò vale sicuramente se consideriamo archi di tempo limitati.
Insegnamenti diversi possono essere stati forniti in fase diverse del suo
ministero. Inoltre, Gesù ha dedicato una parte del suo ministero pubblico alla
formazione più specifica del gruppo ristretto dei dodici, evitando di proposito
le folle. Questo carattere di ripetitività è in linea con il modo di insegnare
del tempo. I rabbini usavano ripetere molte volte le loro lezioni, perché si
imprimessero nella memoria dei discepoli. L'esigenza di insegnare a memoria
nasce dal fatto che la scrittura era impraticabile in condizioni normali.
Mentre tutti sapevano leggere, pochissimi sapevano scrivere, ed erano i cosiddetti scribi. Si
scriveva su tavolette (scomodo!) o su fogli di papiro (costosissimi!).
In
entrambi i casi scrivere era un procedimento estremamente laborioso, che non
poteva essere usato nella vita quotidiana e nel rapporto maestro-discepoli.
LA PREDICAZIONE DEGLI APOSTOLI (CIRCA
DAL 30 AL 60-65 D.C.)
Gesù diventa
l’oggetto dell’evangelizzazione: il gruppo degli apostoli, dopo la Pasqua di Gesù,
inizia ad annunciare a Gerusalemme la sua risurrezione e la sua dignità
messianica. La primitiva comunità cristiana annuncia oralmente la buona notizia
di Gesù messia. È un annuncio dal
contenuto essenziale: lo troviamo ripetutamente nelle “prediche” di
Pietro e Paolo che sono riportate negli Atti degli Apostoli (cf. At 10,37-43).
Tali prediche sono un autentico vangelo in miniatura, sullo stesso schema che ritroviamo
nei vangeli sinottici.
Lentamente i
ricordi ed i racconti su Gesù assumono una forma ben precisa, che si conserva
nel processo seguente di trasmissione. I detti e i fatti di Gesù, ricordati e
riproposti dalla predicazione apostolica, si sono fissati ben presto in una
forma determinata. Sono stati insegnati
e ripetuti molte volte, spesso senza contesto e con collegamenti vari. Così
anche i racconti degli avvenimenti principali della sua vita hanno presto preso
forma e si sono tramandati in modo costante e fedele.
All’interno
delle comunità cristiane, che già avevano accolto l’annuncio del Signore,
crebbe il desiderio di riflettere sull’evento evangelico per meglio
trasmetterlo ai fratelli. Il Mistero salvifico della morte e risurrezione di
Cristo andava trasmesso, andava in un certo modo compreso per nutrire la
propria fede: da qui si concretizzò una funzione catechetica del testo
evangelico, che rappresentava in pieno
la manifestazione dell’insegnamento del Signore nella predicazione della venuta
del Regno. Mettendo per iscritto l’evento della salvezza i primi cristiani
elaborarono il materiale per approfondire il Mistero stesso.
Funzione liturgica
Anche le
esigenze della liturgia pretendevano la stesura dei testi, in modo che questi
potessero essere proclamati nel momento della preghiera comunitaria. Inoltre dal Vangelo scritto scaturivano le preghiere che l’assemblea recitava, come
il Padre Nostro. La liturgia fece sorgere l’esigenza di poter pregare alla luce di ciò che Gesù aveva
detto a chi sceglieva di seguirlo. Perciò il Vangelo è stato scritto anche
per affrontare il mistero in maniera più profonda, soprattutto pregando
comunitariamente.
Funzione missionaria
L’annuncio evangelico, dopo essere stato
approfondito attraverso una catechesi, ed essere stato interiorizzato nella
liturgia, doveva essere annunciato e portato all’esterno: da qui la funzione missionaria. I Vangeli andavano redatti in testi
scritti anche per essere portati e letti nel mondo, e lo testimonia il fatto
che vennero scritti in greco: questa, infatti, era la lingua più parlata nel
Mediterraneo. Sintetizzando possiamo dire che il Vangelo nasce come la culla
della vita della Chiesa che prega, approfondisce il mistero e annuncia: senza
il Vangelo vivremmo una Chiesa diversa da quella che oggi conosciamo. La
riflessione su Gesù dà vita ad una tradizione che entra a far parte della
Chiesa, e si concretizza proprio con queste funzioni.
Funzione pratica
nella Chiesa locale
Gli evangelisti
hanno prestato attenzione anche al contesto nel quale vivevano coloro ai quali
stavano scrivendo. Infatti ognuno dei
Vangeli utilizza un tipo di linguaggio differente, vicino alla comunità alla
quale si rivolge. Il Vangelo, quindi, risponde ad esigenze di natura
concreta, di vera e propria comprensione dei problemi. Chi leggeva il Vangelo
poteva cercare in esso alcune risposte a problematiche pratiche. La funzione
pratica del testo rispondeva ai quesiti che i cristiani, o coloro che si
stavano convertendo, desideravano risolvere alla luce della fede. Un esempio è
dato dalle domande circa il comportamento da tenersi nel giorno di sabato, o
come gestire l’ordinamento del matrimonio. Gesù
ha risposto ad ognuna di queste domande attraverso l’azione dello Spirito, quello Spirito Santo per il quale
affermiamo che la Parola del Vangelo è ispirata da Dio.
In
sintesi, possiamo affermare che la tradizione evangelica si fonda su tre spinte
particolari: 1. Un interesse appassionato per la figura di Gesù Cristo; 2. La
vita delle comunità cristiane vive ed operose nelle tre funzioni catechetica,
liturgica e missionaria; 3. Le necessità pratiche delle comunità che si pongono
domande su come vivere la propria fede seguendo la volontà del Signore.
LA STESURA DEI
VANGELI
INIZIA NEGLI ANNI 60.
Probabilmente
il primo ad essere stato scritto è
quello di Marco, poi forse quello di
Luca, quindi quello di Matteo e ultimo, verso la fine del secolo, quello di
Giovanni. Quindi all’incirca dal 60 all’anno
100 d.C., in questi quaranta anni, lentamente, nascono i quattro Vangeli, mentre nei trent’anni che vanno circa
dall’anno 30 d.C. fino agli anni 60, non abbiamo documentazione scritta,
eccetto qualche lettera di Paolo. Il primo scritto del Nuovo Testamento è la
prima lettera ai Tessalonicesi, scritta intorno all’anno 51 d.C. Tra gli
scritti che possediamo il più antico è questa lettera che Paolo scrive ai
cristiani che abitavano a Tessalonica, dieci anni prima che esistesse un
Vangelo, quello di Marco.
VANGELI SINOTTICI
I tre Vangeli,
quelli di Marco, Matteo e Luca sono chiamati sinottici.
Sinossi significa
visione d’insieme e l’aggettivo derivato, “sinottico”, indica un Vangelo che si
può guardare con un unico colpo d’occhio.
Griesbach inventò una sinossi, cioè ebbe l’idea
di scrivere i Vangeli su tre colonne parallele in modo tale che, su una unica
pagina, ci fosse il testo di Matteo, quello di Marco e quello di Luca,
consentendo a chi legge, con un unico colpo d’occhio, di poter visionare l’uno,
l’altro e l’altro ancora. Il lettore legge una frase di Matteo, tiene d’occhio
anche Marco e anche Luca, e vede subito somiglianze e differenze: questo è in
più, questo in meno, questo è diverso... Fu una intuizione geniale, non ci
avevano mai pensato e stampò questa sua prima edizione di un libro originale
che chiamò, appunto, SINOSSI.
L’idea piacque e fu ripetuta tante volte e ancora oggi noi abbiamo edizioni dei
Vangeli in sinossi. Dagli anni ’70 c’è una sinossi in italiano molto valida di
cui ne esistono tanti formati ed edizioni, alcune anche con il testo greco. Con
un lungo esercizio di lettura ci si abitua a riconoscere i Vangeli. Possiedo un testo secondo la sinossi greca
del P. Lagrange o.p. 6°edizione
Morcelliana BS ’73
L’UNITÀ NELLA MOLTEPLICITÀ
Questa
distinzione è importante, non semplicemente per un gusto letterario, ma perché ogni evangelista è portatore di un
messaggio differente. Non basta un Vangelo. La saggezza della
tradizione ecclesiale ne ha scelti quattro, quattro come i punti cardinali,
come le parti del mondo, proprio per indicare una molteplicità cosmica; per indicare, appunto, come la verità
sia trasmessa in modo molteplice. È una specie di diamante con diverse
facce. Matteo ha una sua impostazione,
Marco ne ha un’altra; sono veri entrambi, ma sono diversi, rispecchiano
l’unico Gesù Cristo eppure fanno due ritratti differenti. Se aggiungiamo
Luca i ritratti sono tre, se aggiungiamo Giovanni quattro. L’unico Gesù
Cristo è stato ritratto in quattro modi differenti. Qual è quello vero?
Tutti e quattro, è un principio fondamentale. Ireneo, uno dei primi grandi
padri della Chiesa, parla dell’unico Vangelo “quadriforme”: un unico Vangelo
che ha quattro forme.
Ognuno
Trasmette Sostanza Essenza e Scopo del Messaggio di Gesù.
NON
“VANGELO DI”, MA “VANGELO SECONDO”
Un punto decisivo sta proprio lì,
in quella particella: Vangelo secondo Matteo.
Non è corretto dire Vangelo di Matteo; poi per praticità lo
diciamo, ma volendo essere precisi a livello di metodo il Vangelo è di Gesù
Cristo; è Gesù l’unico Vangelo. Poi ci sono quattro testi che contengono il
Vangelo di Gesù Cristo; il primo secondo Matteo, l’altro secondo Marco e
così via.
Cioè
è il Vangelo di Gesù Cristo mediato da Matteo, interpretato, tradotto,
adattato, spiegato, trasmesso da un uomo, un testimone, un autore ben preciso
che ha usato la sua testa, la sua intelligenza, la sua abilità letteraria.
Non è un testo dettato da Gesù. È
un testo scritto da degli uomini che hanno
adattato il loro messaggio alla comunità alla quale si rivolgevano. In tutto questo, è chiaro, c’è il lavoro di
Dio e crediamo fermamente che siano testi ispirati, poiché sono ispirati coloro
che hanno lavorato con la loro intelligenza nel mettere per iscritto quei
testi. Il testo è ispirato ed è il prodotto del lavoro di tante persone che
hanno messo a frutto tutte le loro capacità umane. Dio non ha usato
meccanicamente degli uomini come fossero dei burattini. Dio, invece, non ha mai voluto privarsi della libera collaborazione
dell’uomo nel lungo cammino della sua storia con l’umanità. L’evangelista è una
persona libera e intelligente che ha usato la sua libertà, la sua intelligenza
e la sua volontà e Dio lo ha rispettato pienamente, non lo ha invasato
mandandolo in trance in modo tale che scrivesse senza sapere cosa scriveva. Il
Signore ha illuminato la sua intelligenza senza che Matteo se ne accorgesse;
Matteo ha ragionato, ha pensato, ha organizzato il materiale e Dio ha
collaborato con lui o, meglio, Matteo
ha collaborato docilmente con Dio producendo quel testo.
Lo
stile di Matteo è presente nel primo evangelo, come lo stile di Marco è
presente nel secondo. Dio non ha appiattito le persone, le ha rispettate e così
per Luca e Giovanni.
Tutti
e ognuno hanno inteso trasmettere, con i loro Vangeli, il nucleo l’essenza il
fine del messaggio salvifico di Gesù. Un esempio per tutti:
L’unzione
con prezioso profumo della peccatrice a Gesù, descritta da tutti e quattro Vangeli,
(Matteo 26,6-13, Marco 14,3-9, Luca 7,34-50, Giovanni 12,1-8) pur con alcune discrepanze, trasmettono
l‘identico messaggio: La peccatrice cosparse i piedi e il capo di Gesù perché
aveva molto peccato ed ora è molto amata : “La tua fede ti ha salvato, và in
pace!”. “In verità IO vi dico: dovunque sarà predicato il Vangelo, per il mondo
intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto”
Riassumiamo la
questione con le Parole del Concilio.
Ora
che abbiamo fatto questa panoramica generale, rileggiamo alcune parole della
costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, del Concilio
ecumenico Vaticano II, che sintetizza mirabilmente tutto il discorso: “Gli autori sacri scrissero i quattro
Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o già
per iscritto, redigendo un riassunto di altre, o spiegandole con riguardo alla
situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione,
sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere”. (Dei
Verbum 19)
Per
Chi Scrive Marco?
Marco
verso il 60 d.C è a Roma come stretto collaboratore di Paolo e di Pietro.
In
questa circostanza e per questa comunità ecclesiale, verso l’anno 65 d.C., egli
intraprende la stesura del suo Vangelo in greco, col fine di conservare la
predicazione apostolica e tramandarla in modo fedele e preciso. L’uditorio a
cui si rivolge è dunque di origine pagana, da poco venuto alla fede e quasi
all’oscuro delle questioni religiose giudaiche, per questo Marco arricchisce le
sue fonti con delle piccole spiegazioni. Inoltre in quegli anni a Roma i
cristiani cominciavano a sentire il pericolo della persecuzione e sotto Nerone
(nell’anno 64 d.C.) molti di loro furono violentemente uccisi. Il clima della
comunità è quindi segnato da questi gravi problemi e si comprende, di
conseguenza, la grande insistenza di Marco sul tema della croce di Cristo.
Per
Chi Scrive Matteo?
Matteo, pubblicano e poi discepolo di Cristo, scrisse in
lingua ebraica (o aramaica) per i credenti che venivano dal giudaismo. I
destinatari perciò sono i convertiti dall’ebraismo ed il contenuto del suo
vangelo è l’insieme degli insegnamenti, delle catechesi di Matteo a quella
comunità di credenti in Cristo Gesù e la Sua Parola.
Per
Chi Scrive Luca?
Luca è stato discepolo di Paolo
fino alla morte dell’Apostolo delle Genti.
L’assidua sua compagnia a Paolo si
desume dagli Atti degli Apostoli, pure da lui scritti, precisamente al capitolo
20,6 Luca registra ”noi invece salpammo da Filippi ….” e dalle lettere di Paolo: “Ti saluta Epafra,
mio compagno di prigionia per Cristo Gesù, con Marco, Aristarco, Dema e Luca,
miei collaboratori” (Lettera a Filemone)
Le
informazioni desunte dalla tradizione patristica dicono che Luca scrisse il suo
Vangelo in Grecia; Origene precisa che «fu scritto per coloro che provenivano
dalle genti», cioè per i greci pagani convertiti. L’analisi dell’opera conferma
senz’altro questa opinione: Luca scrive in greco per una comunità di lingua e
cultura greca, in grandissima parte proveniente dal paganesimo.
Per Chi Scrive Giovanni?
Il Vangelo secondo Giovanni è stato
scritto originariamente in greco. Il testo, tuttavia, contiene latinismi ed
ebraismi. Il testo sarebbe indirizzato a
cristiani di origine non ebraica, con formazione culturale ellenistica.
Questo vangelo è
molto diverso rispetto agli altri: ci sono molte meno parabole, meno miracoli,
non vi è accenno all'eucaristia, al Padre nostro, alle beatitudini. Compaiono invece nuove espressioni per
indicare l’”Amore”. Gesù ha un’intima comunicazione con Giovanni, il discepolo
che Gesù amava.
Il Prologo
del Vangelo secondo Giovanni, testo capitale del cristianesimo primitivo,
costituisce l'incipit del Vangelo secondo Giovanni ed è anche detto Inno al Logos .
La culla di nascita di questo vangelo nasce in
una ben precisa comunità del cristianesimo primitivo, quella costituitasi in
Asia Minore a Efeso e nelle località limitrofe facenti capo alla guida di Giovanni e alla stessa Maria di Nazareth che aveva seguito Giovanni su
indicazione di Gesù stesso.