lunedì 9 aprile 2012


IL GIORNO DELLA RESURREZIONE: PASQUA


 


 


La tomba vuota


 


Gv 20, 1 - “Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon


mattino, quand’era ancora buio,e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro”.



  Proviamo ad immaginare lo stato d’animo di Maria: dopo che Gesù l’aveva guarita,  lo aveva seguito.  Con la madre di Gesù e con i discepoli, Maria condivise le gioie e le sofferenze di Gesù.

 Insieme a Maria e Giovanni vide Gesù ingiuriato, sputato, percosso e torturato come un malfattore, il suo  Gesù  flagellato. Poi crocefisso. 

  Fu con loro sotto la croce, condividendo lo strazio di Maria.  

  Fu presente, ci dice Matteo 27,59-61 quando Giuseppe, avuto il permesso da Pilato, prese il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e  lo depose nella sua tomba nuova; egli, infine, rotolando una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.   

  Matteo  ancora annota:  Erano lì, davanti al sepolcro Maria di Magdala e l’altra Maria”. Ecco perché Maria, ancor buio, si avviò al sepolcro: ella sapeva con certezza dove era stato deposto Gesù.

  A causa del grande dolore per la perdita di Gesù e per l’ansia di tornare là dove Egli riposava,  forse non dormì,  non ebbe pace tutta la notte, non temette nessuno:  sfidò l’ira dei Giudei,  ignorò i romani.

  Maria di Magdala è tra i  pochi,  con  lei  il  buon  Giuseppe  d’Arimatea,  discepolo finora occulto, che rischiarono quando i più intimi, per la grande paura d’essere  perseguitati,  si rinchiusero,  sbarrando le porte.


Nonostante tutto: Per Maria di Magdala non è ancora Pasqua.


 


Gv 20, 2- 9  Corse  allora e andò  da Simon Pietro e  dell’altro discepolo,  quello che Gesù  amava, e disse loro:  “Hanno  portato via il Signore dal sepolcro e non  sappiamo dove l’hanno posto!”.  Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme … Simon Pietro … entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario...piegato in un luogo a parte.  Allora entrò l’altro discepolo.., e vide e credette. Non avevano infatti ancora  compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.”




  Immaginiamo ancora Pietro e Giovanni: corsero verso il sepolcro, forse speravano  che Maria si fosse sbagliata, che anche se la pietra era stata rotolata, Gesù fosse ancora nella tomba; non pensarono, né prima né dopo aver visto le bende e il sudario, che Gesù potesse essere vivo. Non compresero, dice Giovanni, le scritture, non credettero che Egli  doveva  risuscitare dai morti.

  Nemmeno per loro, ancora, fu Pasqua. 

  Solo Giovanni: vide e credette, nel buio della tomba, trovò la luce della fede in Gesù risorto, colpito dal sudario piegato.

  Sebbene credettero alla realtà degli avvenimenti, non cedettero al compimento delle scrittura, non credettero alle parole di Gesù, non credettero in Lui!

  Allora rivedo l’uomo, quando con la bocca  grida  che crede in Gesù, mentre nel suo cuore desidera un proprio dio che si adegui ai suoi desideri, realizzi i suoi programmi, che tutto ciò che esiste e lo circonda fosse rapportato a lui, centro del mondo.                 Quest’ uomo è ancorato saldamente alla terra come la sola unica sua dimora.


  Sciocco e tardo.


  Quest’uomo difficilmente farà la sua Pasqua; crede in quel Gesù storico,             crede in quel predicatore operatore di miracoli, crede nella sua flagellazione e nella sua crocefissione: ma poiché non crede che è risuscitato ed è vivo in mezzo a noi, non sarà Pasqua ancora per lui.



Gv 20,10-18  “I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide due angeli .. Ed essi le dissero: ”Donna perché piangi?” Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro  e vide  Gesù  che stava    in  piedi; ma  non  sapeva che   era Gesù. Le disse Gesù: “Donna perché piangi? Chi cerchi?”.  Essa pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore se l’hai portato via tu, dimmi dove lo ha posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”

Essa allora voltatasi verso di Lui, gli disse in ebraico: “Rabbuni” Che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito  al Padre; ma và  dai miei fratelli e dì loro:  Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.  Maria di Magdala andò subito ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto”.



  A  questa  donna  le è stato tolto il suo bene, ora anche  le spoglie del suo Signore.

  Però  Maria non si  arrende, insiste nella ricerca del suo Gesù, persevera, mentre i suoi, visto la tomba vuota, tornano a casa; lei china verso il sepolcro, piange,  finalmente guarda dentro, vede  qualcuno  e chiede:  “Hanno  portato  via il  mio  Signore…”. Poi si volta appena e vede l’ombra di qualcuno, anche a costui   insistentemente chiede: “Signore se lo hai portato via tu  dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”.  Non ha  alcuna risposta,  ma  si sente chiamare:  “Maria!”.

  Improvvisamente  apparve  davanti  a lei il volto del  Cristo vivo.

  Dal pianto più sconsolato ella passa al vertice della gioia; Gesù ora vive per tutti;  Gesù vive con il Padre che è anche il nostro. 



  Finalmente Maria ha attuato la sua Pasqua, perché, per la nuova condizione del Risorto, ha saputo riconoscere il suo Signore con una particolare illuminazione  interiore: ”Rabbunì!”.

  Con gioia grande ritrovata, Maria annuncia ai discepoli la meraviglia dell’inizio della Nuova Alleanza.





Le apparizioni del risorto

 


Gv 20,19-22  “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato,  mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!” Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.


  Gesù disse loro di nuovo: “ Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi! ”




  Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “ Ricevete lo Spirito Santo … “

  Gesù avrebbe potuto introdursi con: stolti e tardi  di cuore e di mente a non aver compreso ancora le scritture, come scrive Giovanni 20,9;  a non aver creduto alle sue parole; avrebbe potuto gridare  a Pietro:mi hai rinnegato tre volte”.


  Avete avuto paura di starmi vicino nel momento della sofferenza.   


  Niente rimproveri: è lo stile di Gesù!




  L’AMORE non poteva parlare che con Amore: “Pace a voi” e i Discepoli semplicemente gioiscono nel vedere il Signore; in quella Gioia esultano e fanno la loro Pasqua, svanisce dal loro cuore ogni timore, ogni dubbio, ogni delusione, accettano la certezza che li travolge:  Gesù è vivo in mezzo a loro.

  Colui che ha preso su di sé la sofferenza della  croce  è vivo, è  in mezzo a loro.         



E ancora  Gesù:

Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi “ e alitò su di loro così li costituì    predicatori del  suo  ministero.  Su di essi,  come  è stato  inviato  su di  Lui dal Padre, nel battesimo di Giovanni, allorché Egli dà  inizio alla  sua  missione,  invia lo Spirito Santo, anticipando la PENTECOSTE.

  Come sugli Apostoli, manda anche su di noi lo Spirito Santo per continuare il suo Ministero.

 


 Beati coloro che credono anche senza vedere!




Gv  20,24-25   Tommaso, …non era con loro  quando venne  Gesù.


Gli dissero …:“Abbiamo  visto  il Signore! ”Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue  mani il segno dei chiodi  e  non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la                                                               mia mano nel suo costato, non crederò




Tommaso non solo non  ha ancora compreso le scritture, né vuole ricordare  le  parole  di Gesù, si rifiuta perfino di credere alle parole degli altri discepoli, che gli testimoniano di aver visto Gesù vivo.

  Tommaso  resta  ancorato  alla sola  esperienza  umana  con  Gesù,

  Nessuna  Pasqua,  Nessuna Trasformazione!





La Pasqua di Tommaso 



Gv 20 26-29    “Otto  giorni  dopo  i  discepoli  erano  di nuovo  in  casa e  c’era con

loro Tommaso.  Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e  disse: “ Pace a voi!” Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”.           Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.



  Finalmente  la resa di Tommaso!   Finalmente la sua Pasqua!                  

  Tommaso, col riconoscere Gesù: “Mio Signore e mio Dio” ha compreso il senso  della sua Passione, rivelatrice dell’amore di Dio di cui Gesù è l’Inviato e il Figlio.



  Beati tutti coloro che credono a questo amore e professano col cuore che Gesù  è  il proprio Signore, Salvatore e Dio.

  Beati saranno tutte le generazioni che, pur non avendo incontrato il Cristo visibilmente,  lo sapranno  incontrare  per la  predicazione della sua  Chiesa, popolo in cammino, della quale siamo parte integrante, sia per la nostra continua conversione,  che per la partecipazione all’annuncio della parola di Dio, in virtù delle parole del Salvatore Risorto: 

Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi.” 

Amen, alleluja.















                

venerdì 6 aprile 2012


L’Evangelista Luca compagno di Paolo

L’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli è certamente un cristiano della generazione apostolica, giudeo molto ellenizzato, o meglio ancora, greco di buona formazione, che conosceva a fondo quanto riguardava le cose giudaiche e la bibbia greca, e con buone conoscenze mediche. Questo autore è identificato concordemente dalla tradizione della Chiesa con san Luca. Già verso il 175 questo era il pensiero delle varie chiese nel loro insieme, come lo dimostra la testimonianza del documento romano che va sotto il nome di canone di Muratori, del Prologo antimarcionita, di sant’Ireneo, degli scritti alessandrini e di Tertulliano.
Luca, oltre ad essere l’autore dei due libri, è soprattutto compagno di viaggio di Paolo, come dimostrano quei racconti della seconda parte degli Atti, nei quali egli si esprime in prima persona plurale: “Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunciarvi la parola del Signore” At 16,10; “Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia….” At  16,11e ss.
Questi avvenimenti si riferiscono al secondo viaggio missionario di Paolo (At 16,10ss); mentre narrano il terzo viaggio di Paolo gli episodi narrati nel capitolo 20 degli stessi Atti: ”Noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana.” At 20, 6.
Molti concordano nell’identificare in Luca il fratello inviato con Tito a Corinto: “Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le chiese a motivo del Vangelo” 2Cor 8,18.
Anche nelle sue lettere Paolo certifica la presenza di Luca nella sua odissea di predicazione del Vangelo e nella sua prigionia: “Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.” Col 4,14; collaboratore nella predicazione: “Ti saluta….e Luca” Fm 24; è ancora presentato dall’apostolo come compagno assai caro che è a suo fianco durante le sue prigionie romane: “Solo Luca è con me” 2 Tm 4,11.

Luca, oltre ad essere grande cantore di Cristo, è stato un grande storico coscienzioso per aver raccolto con molta diligenza testimonianze e tradizioni, scritte e orali, sulla vita di Gesù e sullo sviluppo della Chiesa cristiana nascente.  
Ha certamente conosciuto il vangelo di Marco (che racconta Pietro) del quale era compagno (cf Fm 24) e per il suo Vangelo, pare, abbia attinto, come Matteo, ad una prima stesura di Marco; Matteo e Luca, per quanto riguarda parole o discorsi (i “logia”) avrebbero attinto da un’altra fonte, chiamata Q (iniziali della parola tedesca “Quelle”. Altre fonti caratteristiche arcaiche ed espressioni semitiche o palestinesi. La ricerca continua.
Il suo Vangelo (che racconta Paolo) è il più completo ed ha un suo stile, un suo modo di presentazione del materiale e letteralmente è più curato.
Da questa sua opera traspare la profonda fede di Luca in Gesù e la sua sollecitudine per la vita evangelica.
Egli contempla il Signore in un modo particolare che lascia trasparire una interiorità ed una mistica molto diverse dalla durezza di Marco.
Per l’Evangelista Luca
Gesù è il suo Salvatore e Redentore, la sua gioia.  

Luca scrive il suo Vangelo quasi nello stesso periodo del Vangelo di Matteo.
L’Evangelista Luca si rivolge ai convertiti provenienti dal mondo pagano con un insegnamento realista che continuerà con il libro degli Atti degli Apostoli in cui Luca descrive gli inizi della Chiesa cristiana, incaricata dal suo Signore di annunciare
 a tutti gli uomini, a qualunque cultura appartengano, che sono stati salvati.

Luca, nel suo Vangelo, è un testimone della fede stessa della Chiesa: ci presenta il mistero di Gesù. Cristo porta a compimento il disegno di Dio, perciò tutte le promesse dell’Antico Testamento. Le sue allusioni alla Scrittura consentono di vedere Gesù il nuovo Mosè… il nuovo Davide… il nuovo Elia…, cioè
colui che realizza il piano di Dio per l’umanità.

Luca chiama Gesù “Signore” (At 2,36; Fil 2,11). E’ il titolo dato subito nella Chiesa al Cristo risorto e glorificato, ma questo è il modo con cui era chiamato Dio nell’Antico Testamento.
Luca, meglio degli altri evangelisti, ritrae la bontà di Gesù per i peccatori, immagine della benignità sconfinata di Dio. (cf A.T.) “Quale Dio è come te che toglie l’iniquità e perdona il peccato” Mi 7,18;  “Io, io cancello i tuoi misfatti…non ricorderò più i tuoi peccati” Is 43,25; “..Tu getterai in fondo al mare tutti i miei peccati” Mi7,19;   “Ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” Is 49,16.         

Il libro di Luca è il   Vangelo della misericordia. Fin dai racconti dell’infanzia di Gesù, egli sottolinea che la Salvezza è offerta a tutti gli uomini e non perde occasione per affermare il carattere universale di questo lieto messaggio. 

Il libro di Luca è anche il Vangelo della grazia e della gloria. Gesù porta un dono che supera tutte le speranze degli uomini e cambia la loro vita; ma attende anche una risposta da parte loro, perché, ci insegna Luca, Gesù dona fervore e gioia profonda. La vita cristiana, per Luca, è accoglienza della Parola di Dio con fiducia illimitata, dono al Signore nella preghiera, servizio ai fratelli nella carità e nel coraggio missionario.
Le comunità cristiane primitive erano entusiaste dall’annuncio del Regno, esse lo immaginavano imminente, ma già quando Luca scrive, si è maturato il senso di una certa durata, si ha l’esperienza di un tempo della Chiesa, quello dell’opera dell’evangelizzazione e della gioia delle conversioni.
Per Luca la storia umana conosce tre momenti: 1)la preparazione o l’Antico Testamento, 2) Gesù che è il centro di tutto, 3) la Chiesa che racconterà nel libro degli Atti.
Egli vuole presentare il quadro di una realizzazione: quella del disegno di Dio e dell’attesa degli uomini. C’è il tempo della promessa e della formazione d’Israele; c’è il centro della storia ed è il momento di Gesù Cristo; c’è il dispiegarsi dell’opera di Dio per tutti gli uomini lungo tutta la storia. La speranza d’Israele e l’opera di Cristo si realizzano nelle nazioni, tra tutti i popoli allora apparentemente esclusi dalla storia sacra. “I pagani”, “le nazioni” indicano appunto questa immensità di uomini apparentemente estranei all’Alleanza e ai fatti divini.
Luca tiene a farci comprendere che il cristianesimo non è una forza sovversiva dell’impero, ma sottolinea sopratutto come l’evangelizzazione varca alcuni confini: da Gerusalemme alla Samaria fino alle grandi città pagane; dal mondo dei Giudei di Gerusalemme ai Giudei della diaspora; dalla Sinagoga ai diversi ambienti e culture del mondo pagano con la sua magia, la sua religione e la sua cultura.
Luca non pretende di darci un resoconto preciso dei discorsi, ci tiene a riportare ciò che fu la caratteristica della predicazione cristiana fin dagli inizi e come si sviluppò.
Quando si riflette sull’annuncio di Gesù Cristo occorre, oggi come ieri, rifarsi a questi discorsi degli Atti; essi sottolineano i punti forti della fede: l’evento di Cristo nel disegno di Dio, l’appello alla conversione e al battesimo, la realizzazione dell’attesa dei Giudei e della ricerca difficile dei pagani.
E’ il credo gioioso e chiaro della Chiesa animata dallo Spirito Santo.

Luca, allora e ancora per oggi, richiama a credere nell’azione dello Spirito e del Vangelo, nel dinamismo vitale (oggi carente) della comunità, nella responsabilità, nella carità, nel fervore evangelico. E’ un invito a ritrovare il coraggio e a reinventare il volto di una Chiesa fatta per gli uomini di ogni tempo. E’ un appello a lasciarsi prendere dallo spirito del Vangelo in ogni situazione nuova; insomma, un modo di apprendere dall’esperienza stessa che cosa significhi vivere nella Chiesa.