giovedì 21 novembre 2019

PREGHIERA DI EFFUSIONE nel RnS


PREGHIERA DI  EFFUSIONE
nel RnS
        
I gruppi ecclesiali più conosciuti: Focolarini, Neo Catecuminali, Comunione e Liberazione hanno il loro fondatore. Il nostro “Rinnovamento nello Spirito” non ha un fondatore riconoscibile in una persona, il nostro fondatore è il Signore.
Walter Smet, domenicano, intitola il suo libro, che di noi parla: “Pente-Costalismo Cattolico” perché in quella corrente si ricerca l’opera dello Spirito Santo, nella Pentecoste c’è la manifestazione dello Spirito Santo.
Altri testi: “L’ora dello Spirito” S. Falvo; “Riscoprire lo Spirito Santo” L. J. Suenens;
“I Gruppi di Rinnovamento Carismatico”S. Rinaudo; “Il Rinnovamento Carismatico” Civiltà Cattilica; “Rinnovamento Carismatico” AA. VV.; “Il Ritorno dello Spirito” K.e D. Ranagan; “Il Movimento Carismatico nella Chiesa Cattolica” Renè Laurenten;
“Lo Spirito Santo Nostra Speranza” L.J. Suenens; “I Carismatici Cattolici” J. Fichter;

Il Rinnovamento nello Spirito “RnS” è una corrente di grazia
E’ una corrente di grazia … E’ una sorpresa dello Spirito Santo … E’ ricominciare a vivere una Vita Nuova d’intimità con Dio sotto la guida dello Spirito Santo.
La spiritualità del RnS è nettamente orientata verso Gesù e che è vissuta sperimentalmente come una relazione intima e personale. Il Cristo ”Colui che battezza nello Spirito”, è posto in primo piano. Una intimità di persona a persona si sviluppa in un incontro dove Gesù stesso prende l’iniziativa del dialogo e della chiamata e invita alla reciprocità. Spesso sarà come una scoperta del Cristianesimo, non più come un’ideologia, ma come l’incontro con la persona viva di Gesù, divenuto la più realtà della realtà, Gesù riconosciuto come Salvatore, Maestro, Pastore, Via, Verità, Vita, Alfa e Omega, tanto per se stesso che per il mondo. E’ da notare che il Gesù che sta al centro del Rinnovamento è quello della nostra fede …”
(p. 94 “Lo Spirito Santo nostra speranza” di L. J. Suenens)

L’esperienza della conversione sussiste esiste e si realizza in una sorta di relazione particolare con Dio. Ciò si manifesta nel fatto che “il senso della presenza di Dio nella propria vita” è il principale beneficio rivendicato dai membri del Rinnovamento Carismatico.”   ( p.82 “I Carismatici Cattolici” di Joseph Ficher.)      

Perciò il Rinnovamento che cos’è se non una esperienza di fede?
E’ una “ Vivance “, cioè un modo di vivere, conforme ad una regola di fede.
La regola di fede è costituita dalla dottrina cattolica sul Battesimo: la nuova creatura nascendo partecipa alla vita trinitaria ad opera dello Spirito Santo.
Per cui nel Rinnovamento c’è la riscoperta, in età matura, del Battesimo ricevuto nell’infanzia e spesso non vissuto coerentemente.
Allora
La preghiera d’effusione dello Spirito Santo, è lo strumento, il mezzo con il quale il Rinnovamento suscita in un fratello la ricerca dei valori battesimali e finalmente viverli coerentemente.  È quel momento particolarmente forte nell’itinerario del cristiano per innamorarsi appassionatamente del suo Dio.
”” Un fratello, dopo una preparazione accurata e formativa, chiede alla sua comunità del R.n.S di pregare su di lui con l’imposizione delle mani: è un’umile preghiera, iniziata dal capo equipe: Fatta al Padre per ringraziarlo per il fratello donato alla sua famiglia ed alla comunità cristiana e per il SUO amore paterno per lui; Fatta a Gesù per liberarlo da ogni tentazione, per allontanare da lui qualsiasi negatività che lo può distoglierlo dal cammino d’amore che ha intrapreso per stare in comunione col Cristo; Implorata  allo Spirito Santo affinché risvegli i Carismi, già infusi nel Battesimo e nella Cresima, perché Effondano da lui come “Sorgente d’Acqua Viva ” per inondare tutti coloro che avvicina e farli innamorare di Gesù  Vivo. Poi ogni fratello dell’equipe può esprimere una preghiera o leggere una Parola.
  La preghiera si conclude come se gridassimo con Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio ”(2Cor 5,20).”
                                    appare      (Brocca Bicchiere Vassoio)
L’imposizione delle mani era frequente nella chiesa apostolica, ma  perdura ancora oggi nella chiesa cattolica per la teologia paolina. S. Paolo nelle sue lettere ne parla spessissimo come ad esempio nelle lettere a Timoteo (1Tim 4,14 e 2Tim 1,6), in quest’ultima rivolgendosi a Timoteo così gli scrive: “… ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mani ”.

Questa preghiera, quasi sempre, produce dei frutti: una lacerazione nel nostro io, perché ci chiede di tagliare col nostro passato e ci dice come ad Abramo: “ Esci dalla tua terra ”; una conversione personale decisa di rompere definitivamente non solo con il peccato mortale, ma con quelli veniali deliberati, sradicando odi e risentimenti, spogliandosi di idoli, ma soprattutto fare convergere tutta la nostra attenzione su Cristo Gesù; un incontro personale e particolare con Cristo Gesù che mentre ci invita a testimoniarlo fino ai confini del mondo, ci  adombra, in quel momento, di Potenza e Grazia dello Spirito Santo che viene in nostro aiuto per rimuovere ogni ostacolo per l’esercizio di tutti i doni e  Carismi, che già albergano in noi, e per dilatare il nostro amore per l’Unigenito e per tutti i fratelli.

L’apostolo Paolo parla spesso di Spirito Santo ”versato”, “sceso”, “colmo”, “riversato”, “effuso” il quale “illumina”, “conforta”, “assiste”. Ma questo stesso Spirito, effuso da Dio ed INFUSO in noi, col Battesimo e con la Cresima, resta ignorato dentro l’anima, ma lo Spirito Santo vuole effondersi da noi, quasi versarsi fuori, in maniera che se ne avverta la presenza. (brocca e bicchiere – pausa)      
La Vita Soprannaturale in noi vorrebbe manifestarsi e non riesce perché incontra blocchi, impedimenti; bisogna “liberarla” da questi condizionamenti.
E’ necessario che il Battezzato e Cresimato, anche in età adulta, prenda coscienza della ricchezza di Spirito Santo che egli contiene.

Walter Smet parla di “liberazione”, di farci liberare dallo Spirito Santo, a pagina 77  del suo libro: Pente-costalismo Cattolico, scrive Fratelli: “siamo immersi in Dio più che un pesce nell’acqua e non ce ne accorgiamo”!
S. Agostino: “Tu eri dentro di me, e io fuori. E la ti cercavo”     Come dire:
“Lui nuota dentro me ed io lo cerco rovistando la sabbia”  
Con la preghiera d’effusione s’invoca affinché lo Spirito sia liberato dai nostri blocchi  e si manifesti finalmente l’azione di Dio che salva, possiamo finalmente fare esperienza dell’Amore di Dio, d’ora in poi sapremo continuare la nostra storia personale imitando quella di Cristo e camminando insieme al nostro Salvatore.                          
“Donaci , Signore, l’esperienza del tuo Amore” con queste parole, nel salterio della Pentecoste, la chiesa ci fa pregare.

Il Cardinale Josef Suenens, padre del R.n.S., nel suo libro “ Lo Spirito Santo nostra Speranza ”, definisce l’Effusione: ESPERIENZA DI DIO.

Questa fu l’esperienza dei partecipanti al famoso week-end di preghiera il 17 febbraio 1967 all’Università di Duquesne, descrissero la loro effusione come una VIVA  ESPERIENZA DI DIO, presero coscienza di  un forte senso della figliolanza divina col Padre; sentirono la presenza di Gesù, l’incontrarono personalmente come fratello, assaporarono la propria salvezza per i suoi meriti, si accorsero di una intimità personale con Lui, amarono, per mezzo Suo, tutti i fratelli che li circondavano; avvertirono una nuova forza sprigionarsi dal loro cuore, come una forte carica d’amore che lo Spirito traeva dal loro petto per amare ogni uomo e tutto l’universo. David Morgan lo chiamò: “Un incontro con Cristo, un incontro col mio Dio”.        Da quelle poche piante i loro frutti invasero il mondo

DALLE NOSTRE PIANTE si manifesteranno altrettanti frutti? Mostreremo la presenza dello Spirito Santo in noi e ciò che ha prodotto nella nostra anima, afferreremo e additeremo anche quel FRUTTO di cui parla Paolo in Galati 5,22: “Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, mitezza, fedeltà, domino di se”.
Per conoscere meglio, per meglio portare nella nostra vita ed oltre questo frutto dello Spirito, il Signore ci ha dati: “I sette doni” dello Spirito Santo che sono regali che lui ci fa per affinarci di più a sé. Sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio.

(Questi doni sono enumerati nel Libro del profeta Isaia al capitolo 11 dove parlando del Messia che verrà il profeta dice che sarà ricoperto dello Spirito del Signore che è spirito di sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio
È interessante notare che nell’originale ebraico erano nominati solo sei doni, mancava la pietà, quando invece è stata preparata la versione greca chiamata dei 70 (circa un secolo prima di Cristo), essi introdussero anche la pietà perché nella lingua greca il termine timore di Dio non rendeva la pienezza di significati del corrispondente ebraico.)

[[La Risurrezione ha realizzato in pienezza il disegno salvifico del Redentore, l'effusione illimitata dell'amore divino sugli uomini. Spetta ora allo Spirito coinvolgere i singoli in tale disegno d'amore. Per questo c'è una stretta connessione tra la missione di Cristo e il dono dello Spirito Santo, promesso agli apostoli, poco prima della Passione, come frutto del sacrificio della Croce. «Lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti» (Rm 8,11) deve abitare in noi e portarci ad una vita sempre più conforme a quella del Cristo risorto. Tutto il mistero della salvezza è evento dell'amore trinitario, dell'amore che intercorre tra Padre e Figlio nello Spirito Santo. La Pasqua ci introduce in questo amore mediante la comunicazione dello Spirito Santo, «che è il Signore e dà la vita».]]

Sembrerebbe che il motto di Dio è dare, dare, dare.
Vorremmo che il nostro motto fosse: Signore usaci, usaci, usaci.

SAPPIAMO  CHE CONTENIAMO IL DONATORE DEI DONI,  se non faremo resistenza allo Spirito Santo, poiché Egli vuole effondersi e diffondersi, potremo assistere ad un’esplosione meravigliosa e indicibile di manifestazioni Spirituali in noi e nei fratelli fino a sentirci ardere il cuore d’amore per aiutare Gesù a mostrare quel Corpo Mistico che Egli desidera realizzare in mezzo a noi.      

JAHVÈ, per l’amore appassionato che ha per ognuno di noi, decise e ci diede una sola volta e per sempre la VITA NUOVA NELLO SPIRITO.
Questo grande evento lo comunicò a noi per mezzo di Ezechiele che profetizzò:       Toglierò il cuore di pietra che sta in voi e metterò un cuore nuovo, uno Spirito Nuovo” (Ez 36,25-28). Gesù lo confermò parlando con Nicodemo: ”Dovete rinascere con acqua e Spirito” (Gv 3,5-9). Dovete diventare una creatura nuova, avere una Vita Nuova e lo stesso Gesù l’attuò: “Io sono venuto perché abbiate la vera vita” (Gv 10,10).             

Ma la vera vita, la vita nuova cos’è?
La Vita Nuova, la Vera Vita È IL SOFFIO DELLO SPIRITO DI GESÙ che in punta di morte, Crocefisso, diede alla Chiesa, e a Pentecoste riversò abbondantemente sui discepoli e su Maria. (At 2,1ss) Subito dopo gli apostoli, trasformati, cominciarono a predicare Gesù Cristo Morto Risorto.
Questo è il loro Vangelo: Cristo è venuto per salvare l’uomo dandoci la Sua Vita affinché noi avessimo una Vita Nuova ad opera del Suo Spirito che ci rende: “Tempio di Dio”(1Cor 3,16-17) che ci assicura: “lo Spirito di Dio abita in voi”(Rm 8,9-11), S. Paolo ripete questa espressione ben tre volte in tre versetti ed ancora, nella lettera agli Efesini 2,21-22 ci assicura : “In Lui venite edificati per diventare Tempio Santo del Signore … Dimora di Dio per mezzo dello Spirito”
 S. Paolo, scrivendo a Tito, gli ricorda d’insegnare che Dio: “Ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da Lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro,” (Tt 3,5-6)
Finalmente siamo coscienti d’essere stati salvati, senza alcun nostro merito, ma per grazia di Dio, perciò dobbiamo rinnovare tutti i nostri rapporti; creare rapporti nuovi con Dio Padre, con Gesù, con lo Spirito Santo, con Maria, con il nostro IO, con la preghiera, con gli altri.


I CARISMI STRAORDINARI


I CARISMI STRAORDINARI

 I carismi hanno avuto inizio con la Pentecoste (At 2,1ss) e continuano oggi ad
accompagnare la Chiesa e certo l’assisteranno anche domani.
Nella Comunità di Corinto i Carismi erano fiorenti e S. Paolo scrivendo proprio a quella prima Comunità Cristiana elencava le manifestazioni particolari dello Spirito posseduti da molti Corinzi che li esercitavano per l'utilità di tutta la Comunità.
Carisma del Linguaggio della Scienza (1Cor 12,8): consiste nella conoscenza di un evento non attraverso le vie normali dell'esperienza, del ragionamento e dello studio:
Nathan comprese il peccato di David con Bersabea; Anania conobbe la conversione di Saulo; Pietro capì come comportarsi con Cornelio e i pagani;  Cornelio dove trovare Pietro; S. Pio V° conobbe la vittoria di Lepanto; il medico Giuseppe Moscati diagnosticava con esattezza le malattie e ne dava il rimedio appropriato.
Carisma del Linguaggio della Sapienza (1Cor 12,8): consiste nell'agire con sollecita azione dando applicazione alla conoscenza Divina avuta o recepita: Nathan va subito a rimproverare David per il peccato con Bersabea; Pietro battezza subito Cornelio e i pagani; Giuseppe sa interpretare i sogni del Faraone e prevede la raccolta del frumento; abilità  delle scelte secondo Dio (Stefano eletto Diacono At 6,8-10); capacità di centrare con poche parole, semplicità e forza un problema.
Carisma del Discernimento degli Spiriti (1Cor 12,10): consiste nel  distinguere se è mozione dello Spirito Santo, del maligno o della nostra psiche. E' il custode degli altri Carismi dei quali protegge la genuinità.
Criterio generale: vedere  in una cosa, per esempio nel Rinnovamento, i valori positivi da conseguire (riscoperta dello Spirito, del Battesimo, della carità, della comunità, della lode) e i rischi da evitare (fondamentalismo biblico, desiderio del meraviglioso, esagerata stima dei carismi, emozionalismo).
Carisma delle Guarigioni (1Cor 12,9;Mc 16,17-18): consiste, soprattutto, di guarigioni spirituali e a volte da malattie psitiche (Guarigione delle memorie) e anche fisiche. 
S. Giacomo nella sua lettera al capitolo 5° versetti 14 e 15 ci sollecita: "C'e qualcuno che a ammalato? Chiami gli anziani della Chiesa ed essi preghino per lui ungendolo d’olio nel nome del Signore; la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati".
Sia sempre la Comunità a pregare, mai il singolo; si preghi, come dice la scrittura, con immensa fede e certezza che Dio ascolta le nostre suppliche, eliminando, prima, in noi e tra noi ogni residuo di risentimento.
Non bisogna guardare a questo carisma, come destinato ad eliminare la sofferenza redentrice ed il valore della Croce. La visione della vita senza malattia e un’utopia, non cristiana:
Cristo fra dolore e gaudio preferì la croce per la nostra redenzione.   
Carisma dei Miracoli (1Cor 12,10; Mc 2,3-12; Mt 8, 2-9; Gal 3,5): consiste nel repentino cambiamento dallo stato di necessità in uno stato benessere duraturo.
Dio, usando la Sua immensa Misericordia e Potenza, ha operato in prima persona, quand'era tra noi, poi si e servito di sue creature degne di operare, con la Sua Grazia e Potenza, nel suo nome. Questo Carisma ha accompagnato la Sua Chiesa per oltre 20 secoli e l'accompagna ancora.
Nel Rinnovamento nello Spirito si verificano miracoli in un certo senso più straordinari: cioè conversioni di cuori con cambiamento radicale di comportamento.
Carisma della Preghiera e Canto in Lingue; Messaggio in Lingue (Mc 16,17; 1Cor 12,10; 1Cor 14,5; 14,14 e 14,18; At 2,1-13: Pentecoste; At 10,1-48: Cornelio; At 19,1-7: Efeso): Consiste nel tentativo di esprimere in termini non concettuali ciò che non può esprimersi in termini codificati di un linguaggio antico o moderno, questo dono era diffusissimo nella comunità apostolica di Corinto.
E' un colloquio dell'anima con Dio, attraverso lo Spirito Santo.
Del canto in lingue un direttore d'orchestra che partecipò ad un corso di Vita Nuova nello Spirito a Roma ebbe a dire: "Da compositore e musicista devo affermare che questo canto corale a stato cosi armonioso come se fosse stato eseguito da un solo cantore”   (Meditate gente, meditate)
Il gesuita p. F. Sullivan parafrasando S.Agostino e il Jubilatio – acclamazione,
definisce la  preghiera o il canto in lingua una specie di cantilena in lingua non
codificata a cui Dio aggiunge il suo dono di preghiera di lode.
Un’altro gesuita p. R. Farisy sostiene  che la preghiera  in  lingua  è  la porta per cui di consueto entrano gli altri carismi.
I fratelli separati lo ritengono la prova più sicura del Battesimo nello Spirito.
Il Messaggio in Lingue  consiste  in  un dono che il  Signore fa ad uno o a più
credenti per l’edificazione sua e dell’assemblea e può essere indirizzato ad una
persona particolare o a tutta l’assemblea.
Esempi di questo Carisma li troviamo ampiamente trattati nei libri:“L’ora dello
Spirito” e i  “Carismi” scritti da don Serafino Falvo.
S. Paolo afferma che, nel caso esistesse tale Carisma nella Comunità dei credenti, necessario pregare affinché sia presente anche il Carisma dell’interpretazione.
Carisma dell’interpretazione (1Cor 12,10; 1Cor 14,13): consiste non nel tradurre letteralmente un messaggio codificato in una lingua straniera, ma ispirato dallo Spirito, interpretare il messaggio in lingue proclamando nell’assemblea ciò che lo Spirito vuole comunicare alla persona o a tutta la Comunità.
Affinché non succeda che si svilisca tale Carisma, Paolo afferma di possedere più di tutti i Corinzi il Carisma delle lingue, ma dichiara che preferisce dire cinque parole in una lingua conosciuta, che diecimila in una lingua che gli altri non conoscono.
Carisma della Profezia (1Cor 12,10; 1Cor 14,1e ss): consiste nel proferire una parola ricevuta da Dio per incoraggiare, consolare, ammonire, correggere, esorta, raramente per rimproverare.
La Parola ispirata da Dio può essere una mozione che avvertiamo fortemente nel cuore e sentiamo la necessità da comunicare; una parola biblica che sentiamo urgente da comunicare; una lettura biblica che abbiamo sotto gli occhi e sentiamo di partecipare all’assemblea.
Per noi cristiani il dono Profetico è avvenuto nella prima effusione dello Spirito Santo quando abbiamo ricevuto il Santo Battesimo (come afferma la Lumen Gentium); infatti la liturgia, all’unzione del Crisma, ricorda la dignità di Cristo sacerdote, re e profeta.
Il Battezzato, perciò, è chiamato, col dono della Profezia, a lodare Dio e rendere testimonianza a Cristo Salvatore del mondo:
“La testimonianza di Gesù è lo Spirito di Profezia” (Ap 19,10; 1Gv 5,7).
I Profeti sono presenti nella Chiesa sin dalle origini; dopo il primo secolo, ufficialmente questo Carisma è attribuito ai Vescovi; è stato ed è posseduto da tutti i Santi che, nel soffio dello Spirito Santo, hanno sostenuto e continuano a sostenere la Chiesa nel suo Cammino.
Oltre a queste due Profezie Battesimali e Istituzionali, c’è una terza forma di Profezia: quella Assembleare.   Questa forma è testimoniata da Paolo:
É la Profezia che sboccia nelle riunioni o assemblee di preghiera (Ef 2,20: - edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra miliare Cristo Gesù -; At 10,43: - Tutti i profeti rendono questa testimonianza: chiunque crede in Lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome -).
Questo dono non si manifesta in tutti, come ogni dono carismatico, tutti ne possiedono i germi per cui, dice S. Paolo:“Tutti potete profetare” (1Cor 14,31).
Scopo della Profezia è proprio risvegliare la fede, alimentare la speranza, accedere la carità, sostenere la preghiera di lode e tenere alta la vita della Comunità perché la Parola di Dio, data nella Profezia, illumina, consola, ammonisce, edifica.     Ancora S: Paolo ci assicura:        
 “Ma tutte queste cose è l’unico e medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (1Cor 12,11).

Giovanni XXIII per il Vaticano II consegnò al Card. Suenens due schemi chiavi che divennero Lumen Gentium e Gaudium et Spes.
In quella veste, in uno dei suoi poderosi interventi sul ruolo attuale dei carismi nella Chiesa, riscontrò attenzione ed interesse, ma anche una forte opposizione.
Il Card. Suenens dovette affrontare con energia e certezza profetica precisamente il Card. Ruffini il quale presentava i carismi come una faccenda del passato.
(AA.VV. Il rinnovamento Carismatico – Intervista di Renè Laurentin al Card L.J.Suenens pp. 95/104.
Gravissima questa opposizione di Ruffini anche perché non tenne conto di quanto era accaduto, agli inizi del 1900 nella Chiesa Cattolica con Elena Guerra e nella Chiesa Pentecostale con Charles Pahram.

I CARISMI


I   CARISMI

   S. Paolo nella 1° lettera ai Corinzi 12,1 scrive: “Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell’ignoranza”,  perciò ce ne parla diffusamente nelle sue lettere ai Romani, ai Corinzi ed agli Efesini.
  Che cosa sono i Carismi? I Carismi sono doni di Dio. Il suo significato è molteplice.
In senso generale ogni nostra qualità come la bellezza, la salute, la bontà, l’ingegno è grazia, tutto è dono di Dio, perciò ogni uomo è carismatico.
In senso largo è sinonimo di vocazione, ministero perciò tutti coloro che hanno ricevuto una vocazione particolare di padre di famiglia, sacerdote, suora , medico devono intendersi uomini carismatici.
In senso stretto ci riferiamo a quanto è contenuto nel Nuovo Testamento e nelle lettere di S. Paolo, perciò facciamo nostra la definizione dello studioso cristiano Caffarel: “E’ un dono di Dio nel quale c’è una manifestazione sensibile dello Spirito Santo”; questo tipo di carisma è dunque “un dono straordinario”.      
   I fedeli della Chiesa di Corinto conoscevano bene i Carismi perché li possedevano, li vivevano, li esercitavano, ne avevano esperienza nella vita quotidiana.
   La loro vita cristiana era ordinariamente carismatica.
   Oggi le nostre Comunità ne ignorano perfino l’esistenza, non conoscono né la natura né il loro utilizzo.
L’idea predominante è che i Carismi sono doni straordinari, ma riservati a pochi Santi, come premio alla pratica di virtù eroiche.
   Al tempo degli Apostoli “Santi” erano tutti i cristiani, tutti coloro che avevano creduto alla loro predicazione del Vangelo di Gesù e a Lui convertiti; “Santi”, così li chiamava S. Paolo nelle sue lettere; più tardi si chiamarono “Santi” anche i cristiani delle Catacombe, sia che fossero Vescovi che schiavi.
   In seguito il Cristianesimo diventò Religione di Stato e le adesioni ad esso non avvennero più per conversione, ma per convenienza. Per la massa dei fedeli, quindi, il Cristianesimo diventò una dottrina più che un’esperienza, mentre la santità, a poco a poco, si allontanò dal popolo di Dio per andare a rifugiarsi nei deserti con i penitenti prima e più tardi nei monasteri e nei conventi.
   Il Santo diventò una figura eccezionale.
   Eppure Santa è la Chiesa di Dio, Carismatica e pellegrina sulla terra, perciò anche oggi tutti i credenti, i convertiti, gli aderenti ad Essa per convinzione, tutti sono Santi e Carismatici. Per la sua Santità e Carismaticità la Chiesa di Dio impartisce i Sacramenti,  proprio col Sacramento d’iniziazione cristiana: il Battesimo, la Chiesa accoglie il bambino, ancora in fasce, nel suo Grembo conferendogli la propria Santità e Carismaticità.   
   Infatti nel Battesimo ad opera dello Spirito Santo non riceviamo soltanto la Grazia Santificante e le tre virtù: fede, speranza e carità, ma anche doni particolari in vista dell’utilità comune, per la costruzione della chiesa: i carismi.
   Ad ognuno di noi lo Spirito affida una vocazione, un compito, un ministero di servizio accompagnandolo con carismi per il raggiungimento di ogni bene della Comunità Ecclesiale.
   Giovanni Paolo II, il 2 marzo ’87, nel discorso ai Movimenti Ecclesiali, così si esprimeva: “Doni carismatici e doni gerarchici sono distinti, ma anche reciprocamente complementari…. Nella Chiesa, tanto l’aspetto Istituzionale, quanto quello Carismatico, tanto la gerarchia quanto le associazioni e i movimenti di fedeli, sono coessenziali e concorrono alla vita, al rinnovamento, alla santificazione…”.
   Se questa è l’importanza dei “doni carismatici”, ignorarli o trascurarli sarebbe una grande inadempienza che comporterebbe gravi conseguenze per la vita della Chiesa e del cristiano.
   Perciò S. Paolo non vuole lasciarci nell’ignoranza. E’ lui che introduce nel Nuovo Testamento la parola “Chàrisma” ed è lui che ci introduce alla teologia dei Carismi. La radice del nome è Charis, grazia, per cui Chàrisma = dono di grazia. 
La parola Carisma è usata da S. Paolo per descrivere l’azione dello Spirito nell’anima. Nel pensiero di Paolo la Chiesa è il Corpo di Cristo, composto da molte membra, ciascuno con una propria funzione, ma sempre a beneficio di tutto il corpo: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune;” (1Cor 12,7). I Carismi non sono affatto dei poteri permanenti, nemmeno dei doni soprannaturali: sono “Mozioni” dello Spirito Santo che hanno come scopo diretto ed immediato l’utilità spirituale della Comunità Ecclesiale, perciò nel Carisma è essenziale, ogni volta che si manifesta, un intervento diretto dell’azione dello Spirito, che spesso s’innesta su qualche nostra dote naturale; infatti le disposizioni naturali di ogni credente possono diventare carismi per dono di Dio.
   Non possiamo immaginare la Chiesa con la sua Vita nello Spirito ad una barca spinta da rematori (noi), ma dobbiamo pensarla come una barca a vela aperta al soffio dello Spirito Santo e da Lui mossa. I Carismi, parte di quel soffio dello Spirito, arricchiscono i doni battesimali, i quali si manifesteranno copiosamente, quando e se  prenderemo coscienza, anche in età adulta, di quel Sacramento e della sua ricchezza.
   La preghiera d’Effusione, praticata nei gruppi del Rinnovamento nello Spirito, non è altro che una preghiera comunitaria, con l’imposizione delle mani, sul cristiano già battezzato, con la quale s’intercede il Divino affinché lo Spirito Santo faccia effondere dal suo seno i doni carismatici, già infusi col battezzato,  come “Sorgente d’Acqua Viva” e “Fonte Zampillante” per aiutare Gesù nel desiderio di dissetare l’umanità: “Chi ha sete venga a Me” (Gv 7,37). Pertanto negli stessi gruppi del Rinnovamento nello Spirito si approfondisce tutta la teologia Paolina sui carismi, specie su quelli Straordinari riportati nella 1 Cor 12,8-11 che sono: Linguaggio della sapienza; linguaggio della scienza; delle guarigioni; dei miracoli; della profezia; del discernimento degli spiriti; delle lingue; delle interpretazioni delle lingue.
   Lo Spirito Santo, nel cristiano, unisce i due poli: Il Divino e l’umano; quello del Padre e del Figlio con quello della Chiesa e dell’uomo.       
   Lo Spirito non sostituisce Cristo, ma è lo Spirito di Cristo che opera nella Chiesa in continuità con Cristo; l’era Cristiana è l’era dello Spirito Santo nella storia, la Chiesa è vivificata dallo Spirito  e dai suoi doni e carismi. Perciò S. Paolo esorta i Tessalonicesi ad aprirsi allo Spirito e a non spegnerlo.
   Paolo in 1Cor 12,4-7 ci assicura: “Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore….che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data la manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune”, poi parla dei Carismi nominandoli 17 volte e ne conta più di 20; ma per sé il numero è infinito, lo Spirito non si esaurisce: offre doni alla Chiesa secondo il suo bisogno per l’edificazione del Corpo di Cristo: “E’ Lui che ha stabilito alcuni come Apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, alfine di edificare il Corpo di Cristo”(Ef 4,11-12).
   A Paolo è caro il paragone con il corpo: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo,…Ora voi siete il corpo di Cristo e le sue membra, ciascuno per la sua parte” (1Cor 12,12-13;27). Quindi siamo parte del Corpo di Cristo, perché Sue membra, coordinati dal Capo che è Cristo Gesù ed animati dal suo Spirito. Spesso queste membra sono stanche e deboli ma: ”.. lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare,  ma lo Spirito stesso intercede con insistenza  per noi con gemini inespremibili; ”(Rm 8,26). Lo Spirito prega in noi con “gemiti intraducibili ”. Cioè quando ci rivolgiamo a Dio, con il cuore infranto o pieno d’indicibile gioia, tentiamo di esprimerci, senza termini concettuali codificati. Assomigliamo a bambini, che balbettando  alla mamma o al papà vorrebbero esprimere, quanto ancora non sanno dire, il loro amore e la loro fiducia in essi: I “ Gemiti Inesprimibili ” di cui parla Paolo sono i nostri “Balbettii ” di bambini, i nostri “ Vezzeggiamenti ” di figli, dinanzi al Padre, che è nei cieli ed in noi, per dimostrargli il nostro amore, la nostra confidenza, la nostra fiducia, la nostra gratitudine, la nostra lode.     
   A chi potrebbe obbiettare che i Carismi erano stati concessi alle prime Comunità apostoliche  per l’espansione della Chiesa di Dio, si assicura che essi ancora oggi sono presenti  nelle Comunità Cristiane anche perché ce ne da conferma il Concilio Vaticano II  nella Lumen Gentium: “Sono (oggi) grazie speciali che lo Spirito Santo dispensa (oggi) fra ogni ordine di fedeli, con le quali li rende (oggi) adatti e pronti ad assumersi (oggi) varie opere e uffici utili al Rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa”(n°12).
   Se crediamo che Cristo è sempre lo stesso: Ieri, oggi e nei secoli, quel che fece   l’Unto di Dio, non  può essere diverso da quello che deve fare oggi il Cristo Mistico: “ Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo a tutte le creature…Chi crede in Me farà le stesse opere che Io faccio, anzi ne farà di più grandi.”
   Cristo Gesù ha fatto questa promessa a tutti i credenti  di tutti i tempi.
Per realizzare questo mandato di Gesù, la Chiesa Gerarchica e Comunitaria deve prima formare i credenti, come Gesù formò gli Apostoli e i discepoli, e poi mandarli per portare la Buona Novella esercitando anche i Carismi con i quali Gesù certamente li accompagnerà. 
   Tutti i credenti sono carismatici, perché la Chiesa è carismatica.