giovedì 10 maggio 2012


DIO CI AMA - CONVERTIAMOCI
  
  Carissimi,
  oggi Gesù di Nazaret vuole fare sentire la sua Parola qui, in questa Chiesa.
  Allora benvenuti a tutti voi al grido di Gesù è il Signore. (1Cor 12,3)
  Un giorno Giovanni Paolo II ad alta voce disse: “Aprite le porte a Cristo”.     Spalancate  il vostro cuore a Gesù di Nazaret, convertitevi!
  Fratello, chiunque tu sia, non porre resistenza all’amore intenso di Gesù.
  Egli è fuori dal tuo uscio, sta aspettando che tu gli apra la porta del tuo cuore.

  S. Agostino afferma: l’uomo pensa che Dio lo ha creato perché aveva necessità di essere amato, invece Dio ha creato l’uomo perché il suo amore è immenso, perché ha la necessità di amare te, me , noi.
  Non so se ci rendiamo conto di quanto S. Agostino afferma: Io, tu, noi siamo oggetto dell’amore di Dio anche se non lo conosciamo o l’ignoriamo, anche se lo bestemmiamo, perché Lui ci ama, è paziente e ci cerca, Vuoi o non Vuoi: Ci ama.
            Tutte le religioni, antiche o moderne, sono alla ricerca di Dio:
  Solo la religione Cristiana presenta un Dio alla ricerca amorosa dell’uomo.
  L’amore dell’uomo è limitato, è circoscritto solo ad alcune persone.
  Invece l’Amore di Dio è illimitato; si dona, si comunica, si effonde.
  S. Tommaso D’Aquino ci presenta Dio come l’eterno amarsi:
  L’Amore del Padre trabocca nel Figlio, dal Padre e dal Figlio trabocca nello Spirito Santo, che è l’Amore che lega il Padre e Figlio.  
  Lo Spirito Santo è l’Amore che il Padre ed il Figlio hanno effuso su di noi, in noi con il battesimo. Chiediamone una sovrabbondanza affinché effonda su gli altri.
  L’Amore di Dio è come quello materno: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se questa donna si dimenticasse, Io invece non ti dimenticherò mai" ( Is 49,15)
  L’Amore di Dio è come quello sponsale: Dio è lo sposo della sua Chiesa, che non è questo tempio, ma la Chiesa che siamo noi radunati e in cammino verso Lui. Perciò con il profeta Isaia ci dice: "Tuo sposo è il tuo Creatore"(Is 54,5); e ancora con Ezechiele: "… Giurai alleanza con te, dice il Signore Dio e diventasti mia" (Ez 16, 8);
SIAMO SUOI, SIAMO SUOI FIGLI;
  L’Amore di Dio è come quello paterno: "… Io sono Padre per Israele, Efraim è il mio primogenito" (Ger 31,9); "Ad Efraim io insegnavo a camminare, tenendolo per mano … Ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare" (Os 11,3-4).
  Jahvé ha accompagnato il suo popolo Israele con una nuvola sulla tenda dell’Arca, ma Gesù è venuto a porre la sua tenda fra gli uomini; dice S. Paolo che noi siamo Tempio di Dio, conteniamo Gesù, l’incontenibile.
Nel generare l’Unigenito ha quasi nostalgia di altri figli: Vuole che l’Unigenito diventi il primogenito di molti fratelli:
"A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome … E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi."(Gv 1, 12-14).
Se crediamo, Gesù ci da una Vita Nuova, la conversione a Lui è la Vita Nuova.

 IL PADRE MISERICORDIOSO (Lc 15,20-24)  –  (il figlio che vuole convertirsi)

  Un padre aveva due figli, uno volle la sua parte di beni e partì per un paese lontano;
uscii dalla casa del padre, ma non dal suo cuore.
Il figlio sperperò tutto, fino a ridursi a fare il garzone: pascolava porci.
  Allora pensò che alla casa del padre, anche i garzoni avevano pane in abbondanza   e si avviò per tornare, proponendosi di chiedere perdono al padre .
  Ma quel padre, come ogni giorno, era lì che scrutava l’orizzonte nella speranza di vedere un giorno il figlio ritornare e …
  "Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò … Presto portate qui il vestito più bello e rivestitelo, disse: mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo … E cominciarono a far festa" (Lc 15,20-24). Nostro papà Jahvé quanto amore ha per ognuno di noi, quanta misericordia infinita!  
  La   richiesta  di  perdono  del  figlio,  il  padre   non l’ascolta.
  Il suo rimprovero è il grande amore traboccante che effonde sul figlio, su di noi, ne siamo tutti immersi. il suo amore è unico, originale e gratuito.
L’apostolo che Gesù amava ci scrive: "Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’Amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio … perché Dio è Amore … non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 4, 7-10)

LA  SAMARITANA (Gv 4, 5-42).

Un giorno Gesù era seduto presso un pozzo, il pozzo che un giorno fece scavare Giacobbe, aspettava qualcuno, venne una donna, era una donna Samaritana, ella non gli diede retta, allora fu Gesù a rivolgerle la parola chiedendogli un po’ d’acqua.
Perché non potresti essere proprio tu quello atteso da Gesù? Ognuno di noi è cercato da Gesù, perché non provare a colloquiare con Lui fino a sentire con le nostre orecchie ciò che Egli disse alla Samaritana quando questa fece riferimento al Messia che doveva venire.   Gesù le affermò:  - Sono Io il Messia, Io che parlo con te -.

 Se questa affermazione l’avesse fatta a te o a me, quale gioia avremmo provato?
L’incontro con Gesù ti cambia la vita!

La Samaritana lasciata la brocca dell’acqua presso il pozzo corse al paese e disse alla sua gente: - Ho trovato il Messia -.
I Samaritani increduli corsero da Gesù e conosciutolo lo pregarono di rimanere con loro ed Egli restò due giorni.

   Quando l’uomo cerca il Signore e ne fa esperienza non può che credere in Lui.
Sapete cosa dissero i Samaritani alla donna quando salutarono Gesù due giorni dopo?
Abbiamo creduto alle tue parole, ma ora crediamo in Lui perché l’abbiamo sentito con le nostre orecchie e sappiamo che Egli è veramente il Salvatore del mondo.

Quando l’uomo fa esperienza di Gesù non può che esserne affascinato, è travolto dall’intensità del suo amore.


BARTIMEO (Mc 10,46-52).

Gesù ci aspetta sempre, anzi ci cerca, come successe al cieco Bartimeo.

Oggi Gesù non è qui per caso come non fu per caso a Gerico quando predicando alla folla  lungo una via, lì seduto un cieco chiedeva l’elemosina.
      Fu il cieco a cercare Gesù?  No vi dico: fu Gesù a cercare il Cieco.
Questi sentendo un mormorio chiese chi passasse, gli dissero:-Passa Gesù di Nazaret. 

Allora il cieco si mise a gridare: - Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me.
La folla lo rimproverava per azzittirlo, ma questi gridava ancora più forte: - Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me.
Gesù si fermò e disse alla folla: - Chiamatolo.

Vi prego di contemplare il comportamento di Bartimeo, così si chiamava il cieco,      buttò via il mantellobalzò in piedi  e  corse verso la voce di Gesù.
   Quando si decide d’incamminarsi verso Gesù non si fanno calcoli.

Il mantello per il cieco  era il suo cappottoera il suo giaciglioera la sua coperta. Era tutto ciò che egli possedeva; se avesse pensato per un solo momento: se Gesù non l’avesse guarito, certo non avrebbe gettato via il mantello, perché se fosse rimasto cieco come avrebbe potuto ritrovare il proprio mantello?  Credette e Gesù lo guarì

Con la fede del cieco Bartimeo dobbiamo accostarci a Gesù, con una fede da smuovere le montagne! Allora ci convertirà a Lui e ci guarirà pure fisicamente.


L’EMORROISSA (Lc 8,43-48).

  Così fu la fede di un’altra donna: l’emorroissa.
 Gesù, come sempre, era circondato da una grande folla che lo premeva da ogni parte.

  Un giorno, tra la folla, c’era una donna che soffriva di emorragia da 12 anni e nessuno aveva potuto guarirla. La sua sofferenza era grande, però era certa:
- se riuscissi a toccare almeno il lembo del Suo mantello, guarirei.
  Con grande fede ed immensa fatica riuscì ad avvicinare Gesù e arrivò a toccare solo l’orlo del suo mantello. Subito la perdita di sangue si fermò.

  L’evangelista Luca non spiega come la donna riuscì a toccare il mantello di Gesù; 
  Benigni, commentando questo episodio della vita di Gesù, immagina che forse la donna abbia strisciato per terra, tra gambe e piedi della folla, perciò con estremo disaggio, lei avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riuscire a toccare Gesù. 

  Gesù subito disse: - Chi mi ha toccato? Allora Pietro esclamò: - Maestro vedi che la folla ti circonda e ti schiaccia da tutte le parti!  
  Ma Gesù insistette: - Qualcuno mi ha toccato: mi sono accorto che una forza è uscita da me.

  Allora la donna si rese conto che non poteva più restare nascosta e fattasi avanti si gettò ai piedi di Gesù e disse davanti a tutti il motivo per cui l’aveva toccato e come era stata guarita.

  Quella  donna  con forza  volle accostarsi  a Gesù certa che Lui l’avrebbe guarita, la sua fede riuscì quasi a prendersi una parte dello stesso Gesù!

Apriamo il nostro cuore a Gesù, Egli lo riempirà del suo stesso amore;
Egli desidera riversare amore incontenibile nei cuori di tutti gli uomini.


ZACCHEO (Lc 19,1-10).

  Chi fu stravolto dall’amore di Gesù fu Zaccheo. Gesù gli diede una Vita Nuova.
  Questo pubblico peccatore era ricchissimo, pensava di non avere bisogno di Gesù,  Zaccheo voleva vedere Gesù solo per curiosità.

  Quanti indifferenti vorrebbero conoscere Gesù, solo per curiosità. A costoro dico: osate avvicinate Gesù anche solo per curiosità, senza dir loro di salire su un albero.
                                            
  Ancora a Gerico Gesù era circondato da tanta folla e Zaccheo per la sua piccola statura non riusciva a vedere Gesù, però desiderava vederlo almeno da lontano, allora corse avanti nella via e salì su un albero, quando Gesù arrivò in quel punto guardò in alto e disse a Zaccheo: “Scendi in fretta, perché oggi devo fermarmi a casa tua!”     Zaccheo scese subito dall’albero e con grande gioia accolse Gesù in casa sua.

Immaginate solo per un momento la gioia di Zaccheo!

Perché non assaporare la stessa gioia di Zaccheo? Accostiamoci come Zaccheo anche solo per curiosità a Gesù, sarà poi Gesù a farci innamorare di Lui.

  Anche a noi come a Zaccheo ci dirà: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa,   IO sono venuto proprio a cercare e a salvare quelli che si sentono perduti”.


FRATELLI,

se sotto questo cielo ci fosse chi pensa di non essere degno di questo AMORE,
se pensa che nel suo cuore c’è solo aridità,
se si reputa un grande peccatore e perciò indegno di questo AMORE di Gesù, proprio a te fratello il Signore ti assicura per bocca del profeta Michea  (7,18-19):

“Nessun Dio è come te, Signore: - Tu cancelli le nostre colpe, perdoni i nostri peccati                                            
                                                    e continui :
Avrai ancora pietà di noi: calpesterai le nostre colpe e getterai i nostri peccati in fondo al mare“.

Grazie Signore,perché tu getterai nell’oceano del tuo amore tutti i nostri peccati.

E se ancora, fratello, non ti bastassero queste parole, t’incalza l’Apostolo Pietro.
Nella sua prima lettera ( 2,24 ) ti assicura:

“Egli ha preso su di se i nostri peccati, e li ha portati con se sulla croce, le sue ferite sono state la vostra guarigione”      
                                                        e ancora:
“Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce; … dalle sue piaghe siete stati guariti”.

Perciò fratello mio carissimo,
tu che ti senti indegno,
tu che ti senti un peccatore imperdonabile,
sii certo il nostro Signore ha annegato tutte le tue colpe, tutti i tuoi peccati in fondo al mare immenso del suo amore.
Sii certo Egli ti ama, aspetta da te solo la tua conversione a Lui, abbi la forza ed il coraggio di dirgli soltanto: 

“Finalmente ti riconosco mio Signore e mio Dio e mio Salvatore”. 

Amen Alluluja.  
 
   

lunedì 9 aprile 2012


IL GIORNO DELLA RESURREZIONE: PASQUA


 


 


La tomba vuota


 


Gv 20, 1 - “Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon


mattino, quand’era ancora buio,e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro”.



  Proviamo ad immaginare lo stato d’animo di Maria: dopo che Gesù l’aveva guarita,  lo aveva seguito.  Con la madre di Gesù e con i discepoli, Maria condivise le gioie e le sofferenze di Gesù.

 Insieme a Maria e Giovanni vide Gesù ingiuriato, sputato, percosso e torturato come un malfattore, il suo  Gesù  flagellato. Poi crocefisso. 

  Fu con loro sotto la croce, condividendo lo strazio di Maria.  

  Fu presente, ci dice Matteo 27,59-61 quando Giuseppe, avuto il permesso da Pilato, prese il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e  lo depose nella sua tomba nuova; egli, infine, rotolando una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.   

  Matteo  ancora annota:  Erano lì, davanti al sepolcro Maria di Magdala e l’altra Maria”. Ecco perché Maria, ancor buio, si avviò al sepolcro: ella sapeva con certezza dove era stato deposto Gesù.

  A causa del grande dolore per la perdita di Gesù e per l’ansia di tornare là dove Egli riposava,  forse non dormì,  non ebbe pace tutta la notte, non temette nessuno:  sfidò l’ira dei Giudei,  ignorò i romani.

  Maria di Magdala è tra i  pochi,  con  lei  il  buon  Giuseppe  d’Arimatea,  discepolo finora occulto, che rischiarono quando i più intimi, per la grande paura d’essere  perseguitati,  si rinchiusero,  sbarrando le porte.


Nonostante tutto: Per Maria di Magdala non è ancora Pasqua.


 


Gv 20, 2- 9  Corse  allora e andò  da Simon Pietro e  dell’altro discepolo,  quello che Gesù  amava, e disse loro:  “Hanno  portato via il Signore dal sepolcro e non  sappiamo dove l’hanno posto!”.  Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme … Simon Pietro … entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario...piegato in un luogo a parte.  Allora entrò l’altro discepolo.., e vide e credette. Non avevano infatti ancora  compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.”




  Immaginiamo ancora Pietro e Giovanni: corsero verso il sepolcro, forse speravano  che Maria si fosse sbagliata, che anche se la pietra era stata rotolata, Gesù fosse ancora nella tomba; non pensarono, né prima né dopo aver visto le bende e il sudario, che Gesù potesse essere vivo. Non compresero, dice Giovanni, le scritture, non credettero che Egli  doveva  risuscitare dai morti.

  Nemmeno per loro, ancora, fu Pasqua. 

  Solo Giovanni: vide e credette, nel buio della tomba, trovò la luce della fede in Gesù risorto, colpito dal sudario piegato.

  Sebbene credettero alla realtà degli avvenimenti, non cedettero al compimento delle scrittura, non credettero alle parole di Gesù, non credettero in Lui!

  Allora rivedo l’uomo, quando con la bocca  grida  che crede in Gesù, mentre nel suo cuore desidera un proprio dio che si adegui ai suoi desideri, realizzi i suoi programmi, che tutto ciò che esiste e lo circonda fosse rapportato a lui, centro del mondo.                 Quest’ uomo è ancorato saldamente alla terra come la sola unica sua dimora.


  Sciocco e tardo.


  Quest’uomo difficilmente farà la sua Pasqua; crede in quel Gesù storico,             crede in quel predicatore operatore di miracoli, crede nella sua flagellazione e nella sua crocefissione: ma poiché non crede che è risuscitato ed è vivo in mezzo a noi, non sarà Pasqua ancora per lui.



Gv 20,10-18  “I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide due angeli .. Ed essi le dissero: ”Donna perché piangi?” Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro  e vide  Gesù  che stava    in  piedi; ma  non  sapeva che   era Gesù. Le disse Gesù: “Donna perché piangi? Chi cerchi?”.  Essa pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore se l’hai portato via tu, dimmi dove lo ha posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”

Essa allora voltatasi verso di Lui, gli disse in ebraico: “Rabbuni” Che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito  al Padre; ma và  dai miei fratelli e dì loro:  Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.  Maria di Magdala andò subito ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto”.



  A  questa  donna  le è stato tolto il suo bene, ora anche  le spoglie del suo Signore.

  Però  Maria non si  arrende, insiste nella ricerca del suo Gesù, persevera, mentre i suoi, visto la tomba vuota, tornano a casa; lei china verso il sepolcro, piange,  finalmente guarda dentro, vede  qualcuno  e chiede:  “Hanno  portato  via il  mio  Signore…”. Poi si volta appena e vede l’ombra di qualcuno, anche a costui   insistentemente chiede: “Signore se lo hai portato via tu  dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”.  Non ha  alcuna risposta,  ma  si sente chiamare:  “Maria!”.

  Improvvisamente  apparve  davanti  a lei il volto del  Cristo vivo.

  Dal pianto più sconsolato ella passa al vertice della gioia; Gesù ora vive per tutti;  Gesù vive con il Padre che è anche il nostro. 



  Finalmente Maria ha attuato la sua Pasqua, perché, per la nuova condizione del Risorto, ha saputo riconoscere il suo Signore con una particolare illuminazione  interiore: ”Rabbunì!”.

  Con gioia grande ritrovata, Maria annuncia ai discepoli la meraviglia dell’inizio della Nuova Alleanza.





Le apparizioni del risorto

 


Gv 20,19-22  “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato,  mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!” Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.


  Gesù disse loro di nuovo: “ Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi! ”




  Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “ Ricevete lo Spirito Santo … “

  Gesù avrebbe potuto introdursi con: stolti e tardi  di cuore e di mente a non aver compreso ancora le scritture, come scrive Giovanni 20,9;  a non aver creduto alle sue parole; avrebbe potuto gridare  a Pietro:mi hai rinnegato tre volte”.


  Avete avuto paura di starmi vicino nel momento della sofferenza.   


  Niente rimproveri: è lo stile di Gesù!




  L’AMORE non poteva parlare che con Amore: “Pace a voi” e i Discepoli semplicemente gioiscono nel vedere il Signore; in quella Gioia esultano e fanno la loro Pasqua, svanisce dal loro cuore ogni timore, ogni dubbio, ogni delusione, accettano la certezza che li travolge:  Gesù è vivo in mezzo a loro.

  Colui che ha preso su di sé la sofferenza della  croce  è vivo, è  in mezzo a loro.         



E ancora  Gesù:

Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi “ e alitò su di loro così li costituì    predicatori del  suo  ministero.  Su di essi,  come  è stato  inviato  su di  Lui dal Padre, nel battesimo di Giovanni, allorché Egli dà  inizio alla  sua  missione,  invia lo Spirito Santo, anticipando la PENTECOSTE.

  Come sugli Apostoli, manda anche su di noi lo Spirito Santo per continuare il suo Ministero.

 


 Beati coloro che credono anche senza vedere!




Gv  20,24-25   Tommaso, …non era con loro  quando venne  Gesù.


Gli dissero …:“Abbiamo  visto  il Signore! ”Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue  mani il segno dei chiodi  e  non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la                                                               mia mano nel suo costato, non crederò




Tommaso non solo non  ha ancora compreso le scritture, né vuole ricordare  le  parole  di Gesù, si rifiuta perfino di credere alle parole degli altri discepoli, che gli testimoniano di aver visto Gesù vivo.

  Tommaso  resta  ancorato  alla sola  esperienza  umana  con  Gesù,

  Nessuna  Pasqua,  Nessuna Trasformazione!





La Pasqua di Tommaso 



Gv 20 26-29    “Otto  giorni  dopo  i  discepoli  erano  di nuovo  in  casa e  c’era con

loro Tommaso.  Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e  disse: “ Pace a voi!” Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”.           Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.



  Finalmente  la resa di Tommaso!   Finalmente la sua Pasqua!                  

  Tommaso, col riconoscere Gesù: “Mio Signore e mio Dio” ha compreso il senso  della sua Passione, rivelatrice dell’amore di Dio di cui Gesù è l’Inviato e il Figlio.



  Beati tutti coloro che credono a questo amore e professano col cuore che Gesù  è  il proprio Signore, Salvatore e Dio.

  Beati saranno tutte le generazioni che, pur non avendo incontrato il Cristo visibilmente,  lo sapranno  incontrare  per la  predicazione della sua  Chiesa, popolo in cammino, della quale siamo parte integrante, sia per la nostra continua conversione,  che per la partecipazione all’annuncio della parola di Dio, in virtù delle parole del Salvatore Risorto: 

Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi.” 

Amen, alleluja.















                

venerdì 6 aprile 2012


L’Evangelista Luca compagno di Paolo

L’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli è certamente un cristiano della generazione apostolica, giudeo molto ellenizzato, o meglio ancora, greco di buona formazione, che conosceva a fondo quanto riguardava le cose giudaiche e la bibbia greca, e con buone conoscenze mediche. Questo autore è identificato concordemente dalla tradizione della Chiesa con san Luca. Già verso il 175 questo era il pensiero delle varie chiese nel loro insieme, come lo dimostra la testimonianza del documento romano che va sotto il nome di canone di Muratori, del Prologo antimarcionita, di sant’Ireneo, degli scritti alessandrini e di Tertulliano.
Luca, oltre ad essere l’autore dei due libri, è soprattutto compagno di viaggio di Paolo, come dimostrano quei racconti della seconda parte degli Atti, nei quali egli si esprime in prima persona plurale: “Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunciarvi la parola del Signore” At 16,10; “Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia….” At  16,11e ss.
Questi avvenimenti si riferiscono al secondo viaggio missionario di Paolo (At 16,10ss); mentre narrano il terzo viaggio di Paolo gli episodi narrati nel capitolo 20 degli stessi Atti: ”Noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana.” At 20, 6.
Molti concordano nell’identificare in Luca il fratello inviato con Tito a Corinto: “Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le chiese a motivo del Vangelo” 2Cor 8,18.
Anche nelle sue lettere Paolo certifica la presenza di Luca nella sua odissea di predicazione del Vangelo e nella sua prigionia: “Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.” Col 4,14; collaboratore nella predicazione: “Ti saluta….e Luca” Fm 24; è ancora presentato dall’apostolo come compagno assai caro che è a suo fianco durante le sue prigionie romane: “Solo Luca è con me” 2 Tm 4,11.

Luca, oltre ad essere grande cantore di Cristo, è stato un grande storico coscienzioso per aver raccolto con molta diligenza testimonianze e tradizioni, scritte e orali, sulla vita di Gesù e sullo sviluppo della Chiesa cristiana nascente.  
Ha certamente conosciuto il vangelo di Marco (che racconta Pietro) del quale era compagno (cf Fm 24) e per il suo Vangelo, pare, abbia attinto, come Matteo, ad una prima stesura di Marco; Matteo e Luca, per quanto riguarda parole o discorsi (i “logia”) avrebbero attinto da un’altra fonte, chiamata Q (iniziali della parola tedesca “Quelle”. Altre fonti caratteristiche arcaiche ed espressioni semitiche o palestinesi. La ricerca continua.
Il suo Vangelo (che racconta Paolo) è il più completo ed ha un suo stile, un suo modo di presentazione del materiale e letteralmente è più curato.
Da questa sua opera traspare la profonda fede di Luca in Gesù e la sua sollecitudine per la vita evangelica.
Egli contempla il Signore in un modo particolare che lascia trasparire una interiorità ed una mistica molto diverse dalla durezza di Marco.
Per l’Evangelista Luca
Gesù è il suo Salvatore e Redentore, la sua gioia.  

Luca scrive il suo Vangelo quasi nello stesso periodo del Vangelo di Matteo.
L’Evangelista Luca si rivolge ai convertiti provenienti dal mondo pagano con un insegnamento realista che continuerà con il libro degli Atti degli Apostoli in cui Luca descrive gli inizi della Chiesa cristiana, incaricata dal suo Signore di annunciare
 a tutti gli uomini, a qualunque cultura appartengano, che sono stati salvati.

Luca, nel suo Vangelo, è un testimone della fede stessa della Chiesa: ci presenta il mistero di Gesù. Cristo porta a compimento il disegno di Dio, perciò tutte le promesse dell’Antico Testamento. Le sue allusioni alla Scrittura consentono di vedere Gesù il nuovo Mosè… il nuovo Davide… il nuovo Elia…, cioè
colui che realizza il piano di Dio per l’umanità.

Luca chiama Gesù “Signore” (At 2,36; Fil 2,11). E’ il titolo dato subito nella Chiesa al Cristo risorto e glorificato, ma questo è il modo con cui era chiamato Dio nell’Antico Testamento.
Luca, meglio degli altri evangelisti, ritrae la bontà di Gesù per i peccatori, immagine della benignità sconfinata di Dio. (cf A.T.) “Quale Dio è come te che toglie l’iniquità e perdona il peccato” Mi 7,18;  “Io, io cancello i tuoi misfatti…non ricorderò più i tuoi peccati” Is 43,25; “..Tu getterai in fondo al mare tutti i miei peccati” Mi7,19;   “Ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” Is 49,16.         

Il libro di Luca è il   Vangelo della misericordia. Fin dai racconti dell’infanzia di Gesù, egli sottolinea che la Salvezza è offerta a tutti gli uomini e non perde occasione per affermare il carattere universale di questo lieto messaggio. 

Il libro di Luca è anche il Vangelo della grazia e della gloria. Gesù porta un dono che supera tutte le speranze degli uomini e cambia la loro vita; ma attende anche una risposta da parte loro, perché, ci insegna Luca, Gesù dona fervore e gioia profonda. La vita cristiana, per Luca, è accoglienza della Parola di Dio con fiducia illimitata, dono al Signore nella preghiera, servizio ai fratelli nella carità e nel coraggio missionario.
Le comunità cristiane primitive erano entusiaste dall’annuncio del Regno, esse lo immaginavano imminente, ma già quando Luca scrive, si è maturato il senso di una certa durata, si ha l’esperienza di un tempo della Chiesa, quello dell’opera dell’evangelizzazione e della gioia delle conversioni.
Per Luca la storia umana conosce tre momenti: 1)la preparazione o l’Antico Testamento, 2) Gesù che è il centro di tutto, 3) la Chiesa che racconterà nel libro degli Atti.
Egli vuole presentare il quadro di una realizzazione: quella del disegno di Dio e dell’attesa degli uomini. C’è il tempo della promessa e della formazione d’Israele; c’è il centro della storia ed è il momento di Gesù Cristo; c’è il dispiegarsi dell’opera di Dio per tutti gli uomini lungo tutta la storia. La speranza d’Israele e l’opera di Cristo si realizzano nelle nazioni, tra tutti i popoli allora apparentemente esclusi dalla storia sacra. “I pagani”, “le nazioni” indicano appunto questa immensità di uomini apparentemente estranei all’Alleanza e ai fatti divini.
Luca tiene a farci comprendere che il cristianesimo non è una forza sovversiva dell’impero, ma sottolinea sopratutto come l’evangelizzazione varca alcuni confini: da Gerusalemme alla Samaria fino alle grandi città pagane; dal mondo dei Giudei di Gerusalemme ai Giudei della diaspora; dalla Sinagoga ai diversi ambienti e culture del mondo pagano con la sua magia, la sua religione e la sua cultura.
Luca non pretende di darci un resoconto preciso dei discorsi, ci tiene a riportare ciò che fu la caratteristica della predicazione cristiana fin dagli inizi e come si sviluppò.
Quando si riflette sull’annuncio di Gesù Cristo occorre, oggi come ieri, rifarsi a questi discorsi degli Atti; essi sottolineano i punti forti della fede: l’evento di Cristo nel disegno di Dio, l’appello alla conversione e al battesimo, la realizzazione dell’attesa dei Giudei e della ricerca difficile dei pagani.
E’ il credo gioioso e chiaro della Chiesa animata dallo Spirito Santo.

Luca, allora e ancora per oggi, richiama a credere nell’azione dello Spirito e del Vangelo, nel dinamismo vitale (oggi carente) della comunità, nella responsabilità, nella carità, nel fervore evangelico. E’ un invito a ritrovare il coraggio e a reinventare il volto di una Chiesa fatta per gli uomini di ogni tempo. E’ un appello a lasciarsi prendere dallo spirito del Vangelo in ogni situazione nuova; insomma, un modo di apprendere dall’esperienza stessa che cosa significhi vivere nella Chiesa.