PROFESSIONE DI FEDE
DI PIETRO E DI MARTA
Cesarea di Filippo -
a nord - d’Israele
- a sud - Betania
Pietro Vangelo di Matteo - Marta
Vangelo di Giovanni
13/01/13
Come le due
estremità territoriali vogliono circoscrivere Israele
Così il primo e
l’ultimo Vangelo vogliono stringere in esso la professione di fede
PIETRO
Il Vangelo
dell’Apostolo Matteo al capitolo 16 versetti 13-20 narra l’episodio della
professione di fede di Pietro, avvenuta nella regione di Cesarea di Filippo.
Gesù chiese ai suoi discepoli: ”La gente chi dice
che sia il Figlio dell’uomo?”
Risposero: “Alcuni Giovanni Battista, altri Elia,
altri Geremia o qualcuno dei profeti”.
Dalle
comunicazioni che gli apostoli riferiscono a Gesù si evince che la percezione
da parte dei Giudei era variegata e perciò imprecisa; la nomenclatura riportata
evocava tutti individui che appartengono al passato; nessuno ha compreso la
novità portata da Gesù. Nemmeno i suoi discepoli.
Disse loro. “Voi chi dite che io sia?”.
La domanda è
rivolta a tutti come per dire: ma voi avete capito qualcosa, voi chi dite che
io sia?
Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente”.
E’ necessario
precisare che, alla confessione della messianicità di Gesù (tu sei il Cristo)
riportata anche da Marco e Luca, Matteo
aggiunge quella della Figliolanza Divina, già proclamata
in Matteo già nel versetto 14,33,
quando Gesù cammina sulla acque e Pietro
con Lui: quelli che erano sulla barca si prostrarono esclamando:
“Tu sei
veramente il Figlio di Dio”.
Ma la risposta di Pietro ora si completa sopratutto
perché lo riconosce anche: “Figlio del
Dio Vivente”
Il grande
equivoco che si faceva nei confronti di Gesù è che Gesù veniva riconosciuto
come : “Figlio di Davide”.
Per figlio, nella cultura ebraica non
s’intendeva nato da qualcuno, ma colui che assomiglia al padre nel
comportamento. Allora, gli ebrei attendevano un Messia figlio di Davide, Cioè un messia come Davide.
Perché Davide?
Davide è stato l’unico re che è riuscito a radunare tutte e dodici tribù e ha
inaugurato il Regno d’Israele.
Samuele
resisterà ai confini ricevuti da Davide e poi ci sarà la scissione.
Quindi la gente
aspettava la rivincita: il Messia deve essere come Davide, cioè uno che
attraverso la violenza inauguri il nuovo Regno d’Israele.
Ebbene, Simon
Pietro riconosce che Gesù non è il figlio
di Davide, ma lo riconosce il Figlio
di Dio, ed è importante l’attributo di questo Dio: Il Vivente, colui che comunica vita, il Vivificante.
Questa è la risposta esatta, è la definizione esatta
di Gesù.
Questo avvenne in Cesarea di Filippo, nella Galilea - nord di Israele
E Gesù. “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue
te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”.
Altra precisazione.
Gesù proclama
Pietro ”beato”, e si riallaccia alle beatitudine che sono presenti nel Vangelo
di Matteo (cf 5,3-12). In particolare ad una beatitudine: “Beati i puri di cuori perché vedranno Dio “, cioè le persone che
sono limpide, trasparenti, riescono a percepire la realtà di Dio già nella loro
esistenza.
Mentre Gesù
riconosce la grandezza di Pietro nel proclamarlo e riconoscerlo depositario
della rivelazione del Padre, riconosce anche in lui la poca costanza nel
fare la sua volontà.
Perciò Gesù
proclamando: “Beato sei Simone” lo
chiama per nome, però: “figlio di Giona”.
Gesù fa l’identikit di questo discepolo.
Abbiamo detto
che figlio di qualcuno significa uno che si comporta come il padre.
Gesù, pur
dichiarando beato Simone, perché ha capito che Lui è il Figlio del Dio
Vivente, aggiunge: “tu sei figlio di Giona”.
Giona è l’unico profeta che anziché fare
quello che il Signore gli ha chiesto fa esattamente il contrario, poi dopo si
converte.
Quindi Gesù a Simone
gli dice: “Tu sei figlio di Giona”,
cioè “farai il contrario di quello che
io ti dirò”, però, come per Giona, anche per Pietro è ci sarà anche una
possibilità: “Perché né la carne né il
sangue te l’hanno rivelato ma il Padre mio, quello che è nei cieli”.
Giona è l’unico
dei profeti dell’Antico Testamento che fa esattamente il contrario di quello
che Dio gli aveva chiesto.
Dio gli aveva detto: “Giona va a Ninive”, cioè in oriente, in questa grande città
pagana, “perché se non si convertono, io
la distruggo”. Allora Giona ha detto tra sé: “Ah si, quindi se io vado a Ninive, predico la conversione e quelli si convertono,
tu non li distruggi? Va bene”.
Allora si
imbarca non per Ninive ma per Tarsis, cioè la Spagna.
Il Signore gli
ha detto va ad oriente e lui va verso
occidente. Perché? Perché così il Signore sterminerà Ninive perché sono dei
pagani e non meritano niente.
“Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne
venne in mare una tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi. … Egli disse
ai marinai: - Prendetemi e gettatemi in mare
e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa
tempesta vi ha colto per causa mia -. … - Presero Giona e lo gettarono in
mare e il mare placò la sua furia. … -
Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel
ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il
Signore suo Dio …. E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona
all’asciutto”. Poi Giona obbedì al Signore, Andò a Ninive.
Per sua natura Pietro sbaglia ancora, poi farà
la volontà del Signore fino ad essere crocefisso anche lui. Giona persiste: si
lamenta per una pianta di ricino che gli faceva ombra e poi un verme la fece
morire, ma si era rifiutato di far salvare gli abitanti della città di Ninive.
Che allora erano 120mila .
MARTA
L’apostolo
Giovanni narra Gesù e la sua esperienza vissuta con Lui con la sua particole
sensibilità.
La professione
di fede di Marta è inserita in un capitolo organizzato attorno al tema della
vita e della morte, perciò tra la morte e la vita di Lazzaro che raffigura il
dramma personale di Gesù.
Colui che è la
vita troverà presto la morte: infatti subito dopo i capi dei Giudei condannano
Gesù a morte.
La risurrezione
di Lazzaro rispecchia in anticipo la risurrezione di Gesù.
Ma la vita
vincerà.
Gesù ha sempre
attestato di essere venuto per dare la vita; la malattia di Lazzaro è un segno
solenne che Gli permette di
manifestarlo.
Le sorelle Marta
e Maria, non si rassegnano alla prossima certa morte del fratello Lazzaro,
chiedono aiuto, mandarono a dire a Gesù che il suo amico era ammalato.
Gesù non si
affretta ad intervenire: “All’udire, Gesù disse: - Questa malattia
non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché il Figlio di Dio venga
glorificato-“ (Gv 11,4). “… si trattenne
due giorni nel luogo dove si trovava” (Gv 11,6).
( Era al di là
del Giordano, nel luogo in cui già battezzava il Battista, si era lì rifugiato perché i giudei, durante
la festa della Dedicazione – che si celebra verso la fine di dicembre e si
commemora la vittoria di Giuda Maccabeo, nel 165 a.C., il quale strappò il
santuario di Gerusalemme al re pagano che l’aveva profanato istallandovi una
statua idolatrica.- cf 1Maccabeo 4,36-39; 2Maccabeo 1,9-18;10,1-8).
“Poi, disse ai discepoli – Andiamo di nuovo in
Giudea -” (Gv 11,7)
Giovanni ci fa rilevare che:
davanti alla
morte di un amico
e alla sofferenza dei suoi, Gesù si comporta da vero uomo, dotato da
un cuore sensibile. E
Ridando la vita a Lazzaro, Egli
si manifesta Figlio di Dio, al quale il Padre concede tutto ciò che gli
domanda.
Ancora
Giovanni ci manifesta l’amore degli apostoli per Gesù:
“Rabbi, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu
ci vai di nuovo?” (Gv 11,8)
Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse ai
condiscepoli: “Andiamo anche noi a morire con Lui” (Gv 11,16).
Marta è una donna realista, Lazzaro era
grave e non si illude, ma cerca Gesù, quando
lei non l’aspettava più, ecco che venne a sapere che Gesù era arrivato. L’arrivo di Gesù è stata una vera sorpresa
per lei, in questo tempo ha conservato la capacità di sperare.
Questa notizia la incoraggia a mettersi in
cammino per incontrare Gesù: “Marta, come seppe che veniva Gesù, gli andò
incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: - Signore, se
tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” (Gv 11,21)
Aggiunge però
una seconda parte dove emerge la sua speranza. Lei confida pienamente in Gesù: “Ma anche ora so che qualunque cosa
chiederai a Dio, Egli te la concederà.“ (Gv 11,22) . Gesù le disse:
- Tuo fratello risusciterà. Gli rispose Marta: So che risusciterà nell’ultimo
giorno”.(Gv11,23-24).
La speranza di
una risurrezione nell’ultimo giorno era già condivisa da molti giudei, come
Marta; già da qualche secolo questa convinzione si era sviluppata in ambienti
giudaici ferventi, come quello dei Farisei. (Daniele 12,1-3; 2 Maccabei 7,9-14
e 22s;12,43-45); ma al tempo di Gesù la casta sacerdotale di Gerusalemme, i
Sadducei, la combatteva (At 23,6-9).
Ora Gesù non solo conferma questa speranza, ma si rivela
come colui che la realizza pienamente.
Con il segno
della risurrezione di Lazzaro, Egli annuncia in che consiste il dono della vita
che Egli sta per fare al mondo sfigurato dal peccato e dal male: strappare alla
morte chiunque crede in Lui, Figlio di
Dio, accettando l’azione di Dio per mezzo Suo; dare una vita che
vincerà definitivamente la morte nel giorno della risurrezione.
Gesù si auto-rivela e le disse:
“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muore vivrà; chiunque vive e
crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?” (Gv 11,26)
Quest’ultimo
interrogativo mostra il rispetto di Gesù verso Marta, verso il suo processo di
fede, verso la sua libertà.
Allora Marta fa la sua professione di fede in prima
persona e la proclamazione di GESU’- SIGNORE; di GESU’– MESSIA;
di GESU’- FIGLIOLANZA DIVINA e L’ATTESO D’ISRAELE :
“Si, o Signore,
io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire
nel mondo”. ( Gv 11,27)
Marta ha creduto
prima del miracolo.
Gesù si è
rivelato a Marta, e Marta nella sua confessione di fede ha rivelato chi è Gesù per lei. Non solo,
Marta dice a Gesù quello che Lui non ha detto di se stesso.
La tradizione
Giovannea ha condensato in questa formula, una seria di titoli che esprimono la
interpretazione della comunità riguardo a Gesù: il SIGNORE, il CRISTO, il
FIGLIO di DIO, COLUI che deve VENIRE.
Questo
avvenne in Betania, nella Giudea - sud
d’Israele –
NOI, quando sapremo riconoscere Gesù
come Pietro e Marta?
Quando sapremo
maturare con la stessa fatica e sensibilità la Signoria. la Messianicità, la
Figliolanza a Dio, Vivente nella nostra vita – di Pietro – e il Maranatà - di
Marta -? Che il Signore continui ad amare con-passione
ognuno di noi.
“Gesù quando vide Maria piangere (per Lazzaro) e
piangere i Giudei, si commosse profondamente …”(Gv 11,33). Per Lazzaro
pianse, per me s’è fatto flagellare, inchiodare in croce, versare il suo
sangue. Grazie, ma è molto molto poco.
Inebriaci ancora
col tuo amore, stordiscici per poterti amare perdutamente.