La
Samaritana
Gv 4, 1-42
Una delle più belle pagine del vangelo di
Giovanni e del Nuovo Testamento.
Il dialogo tra
Gesù e la donna samaritana, può essere compreso e goduto soltanto se lo si
situa nel contesto storico e religioso che l’ha ispirato.
Lo sfondo
geografico dell’episodio è la Samaria, tra la Giudea e la Galilea, e più precisamente
la città di Sicar, presso il cosiddetto “pozzo di Giacobbe” (vv. 5-6). Gesù deve
necessariamente attraversare quel territorio, perché si sta recando in Galilea,
la sua terra, dopo aver sentito notizie poco rassicuranti (vv. 1-3). Stanco del viaggio, Gesù ha bisogno di bere e ne
chiede a una donna samaritana che viene ad attingere all’antico pozzo del
patriarca Giacobbe.
La prima
anomalia nell’incontro è comprensibile proprio nel quadro dell’ormai secolare
dissidio che esisteva tra la popolazione giudaica e quella di Samaria.
Quest’ultima addirittura custodiva una sua Torà (= il pentateuco) distinta da
quella diffusa tra i Giudei. Il dissidio era insanabile e carico di disprezzo
reciproco. E tuttavia Gesù rivolge la parola alla samaritana, provocando in lei
un comprensibile stupore (vv. 7-9). Via
via che il dialogo si snoda, Gesù porta la donna dal piano della contingenza
storica e fisica a quella del mistero rappresentato dalla persona di Cristo.
Egli è l’uomo
che chiedendo acqua per dissetarsi, è capace di offrire a sua volta un’acqua
che non si esaurirà mai e che creerà vita eterna (Gv 4,10-14).
L’evangelista
Giovanni, ci fa fare lo stesso percorso della samaritana sulla strada che la
conduce a comprendere e riconoscere la verità di Cristo. Le risposte che Gesù
costruisce per la samaritana, come una serie di scalini verso la sua rivelazione
(v. 26), si basano tutte su concezioni
bibliche o giudaiche (Gesù riconosciuto come profeta, l’attesa del Messia, il
luogo legittimo per l’adorazione di Dio: Garizim o Gerusalemme), sulla base
delle quali la donna risponde a sua volta e chiede, salendo con il suo maestro
verso l’alto.
Studio delle
Scritture, gradualità e dialogo sono gli ingredienti necessari per percorrere
la strada verso la verità. Le Scritture ebraiche sono il codice comune di Gesù
e della samaritana, e, proprio per questo, anche il nostro; la gradualità e il
dialogo sono il rispetto della qualità umana del cammino.
La prima
verità da rispettare in questo caso è la persona umana, così com’è, con le sue
capacità, la sua cultura, le sue istanze e i suoi spazi d’ombra. Gesù è il
modello di comportamento. Anche questo brano evangelico ci fa capire che la
fede in Cristo per noi cristiani non si acquisisce o custodisce nella
contrapposizione ebraismo-cristianesimo, bensì nell’incontro e
nell’accettazione di Gesù Cristo.
Perfino la
situazione matrimoniale “irregolare” (vv 16-18) della samaritana non diviene oggetto di condanna da parte di Gesù,
bensì occasione di salire ancora di un gradino verso la salvezza di se stessa,
attraverso la conoscenza della verità che è il Cristo. Il dialogo si fa più intenso e porta la
samaritana ad una prima accettazione di Gesù, perciò (v 19) la donna: “Signore,
vedo che sei un profeta ….”.
Ancora una
contesa teologica che contrappone la samaritana al giudeo (vv 20-24).
Qui la samaritana dimostra la conoscenza della propria
Torà, quella donna, con la sua poca cultura, duemila anni fa, conosceva le
scrittura che parlano di Dio, di come, dove e a chi pregare, conosce chi dovrà
venire per rivelare tutta la verità.
Oggi pochi
cristiani conoscono appena qualcosa di Dio, di Gesù, pochissimi hanno letto
interamente un vangelo. Quello di Marco è composto di poche paginette.
Quella samaritana invece conosce e perciò può
affermare (v 25):
“So che deve
venire il Messia (cioè il Cristo): quando verrà ci annunzierà ogni cosa”
Le disse Gesù: (v 26) “Sono Io, che ti parlo.”
Improvvisa e frastornante autodichiarazione, fatta ad una
donna, straniera, per giunta una prostituta.
In tutte le
religioni è l’uomo che cerca il suo Dio, solo nella religione ebraica-cristiana
è Dio che cerca l’uomo, è l’Amore
che cerca l’amato.
In questo
brano evangelico è più che esplicita tale ricerca.
Solo dopo che
Gesù si è rivelato alla samaritana i discepoli, che erano andati fare delle
provviste “giunsero” e perciò lo pregavano: ”Rabbì mangia” ma lui si rifiutò Giovanni ci ricorda che attraversando la
Samaria vicino la città Sicar (v 6) “qui
c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù, dunque,
stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. (v
7) Arrivò intanto una donna di Samaria ad
attingere acqua …”. Gesù
proprio lei aspettava. Giovanni non ci dice il nome della donna ma ci induce
a capire che voleva incontrare quella donna, da solo. Gesù, seduto presso il pozzo, aspettava quella donna con la brocca;
due persone con due obbiettivi diversi: la samaritana, come al solito, era lì
per attingere acqua, Gesù era lì per incontrare lei.
Giovanni ci fa
vivere l’incontro dell’amore con l’amata con tutte le complicanze e tensioni
che comporta il rapporto amoroso, ma l’amore vince tanto da rendere la
samaritana gioiosa e felice ma stordita: “La donna lasciò la brocca, andò in
città e disse alla gente: <Venite a vedere un uomo che mi ha detto quello
che ho fatto. Che sia forse il Messia?> . uscirono dalla città e andarono da
Lui”.(vv 28-30)
La samaritana
ha trovato il tesoro, la perla preziosa e anziché custodirla corre a comunicare
l’accaduto alla sua gente. Sì intontita perché pur avendo sentito con le sue
orecchie e dalle labbra del Messia: “Sono
Io che ti parlo”, vuole la conferma della sua gente.
“Molti samaritani cedettero in Lui per le
parole della donna … E quando i samaritani giunsero da Lui, lo pregarono di
fermarsi con loro ed Egli vi rimase due giorni. Molti di più cedettero per la
sua parola e dicevano alla donna: <Non è più per la tua parola che noi
crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che Questi è veramente il salvatore del
mondo>” (vv 39-42)
Gesù in terra
straniera trova accoglienza, incontra gente assetata di Parole di Dio; i
samaritani sono andati a trovare Gesù forse per curiosità ma avendolo
conosciuto e ascoltate le sue parole hanno creduto tanto da dire alla
samaritana e a noi:
“Questi è
veramente il salvatore del mondo”.
I samaritani
udirono e seppero; noi possiamo leggere le sue parole e pregando possiamo
colloquiare con lui.
E’ necessario
leggere le parole di Gesù: “L’ignoranza
della Parola è ignoranza di Cristo”, dal prologo al commento del Profeta
Isaia di San Girolamo.
“Sono venuto solo per dirti, Signore,
quanto sono felice da quando ti ho incontrato e mi hai liberato dai miei
peccati … non so molto bene come pregare, però penso a te tutti i giorni ..
Beh, Gesù … qui c’è Jim a rapporto !” Preghiera
del vecchio Jim
Da oggi, ogni giorno, non possiamo perdere
l’opportunità di dire a Gesù:
“Gesù
io sono qui a rapporto!”