giovedì 29 novembre 2018

La Samaritana
Gv  4, 1-42
 
  Una delle più belle pagine del vangelo di Giovanni e del Nuovo Testamento.
  Il dialogo tra Gesù e la donna samaritana, può essere compreso e goduto soltanto se lo si situa nel contesto storico e religioso che l’ha ispirato.
  Lo sfondo geografico dell’episodio è la Samaria, tra la Giudea e la Galilea, e più precisamente la città di Sicar, presso il cosiddetto “pozzo di Giacobbe” (vv. 5-6).     Gesù deve necessariamente attraversare quel territorio, perché si sta recando in Galilea, la sua terra, dopo aver sentito notizie poco rassicuranti (vv. 1-3). Stanco del viaggio, Gesù ha bisogno di bere e ne chiede a una donna samaritana che viene ad attingere all’antico pozzo del patriarca Giacobbe.      
  La prima anomalia nell’incontro è comprensibile proprio nel quadro dell’ormai secolare dissidio che esisteva tra la popolazione giudaica e quella di Samaria. Quest’ultima addirittura custodiva una sua Torà (= il pentateuco) distinta da quella diffusa tra i Giudei. Il dissidio era insanabile e carico di disprezzo reciproco. E tuttavia Gesù rivolge la parola alla samaritana, provocando in lei un comprensibile stupore (vv. 7-9). Via via che il dialogo si snoda, Gesù porta la donna dal piano della contingenza storica e fisica a quella del mistero rappresentato dalla persona di Cristo.
 Egli è l’uomo che chiedendo acqua per dissetarsi, è capace di offrire a sua volta un’acqua che non si esaurirà mai e che creerà vita eterna (Gv 4,10-14).      
  L’evangelista Giovanni, ci fa fare lo stesso percorso della samaritana sulla strada che la conduce a comprendere e riconoscere la verità di Cristo. Le risposte che Gesù costruisce per la samaritana, come una serie di scalini verso la sua rivelazione (v. 26), si basano tutte su concezioni bibliche o giudaiche (Gesù riconosciuto come profeta, l’attesa del Messia, il luogo legittimo per l’adorazione di Dio: Garizim o Gerusalemme), sulla base delle quali la donna risponde a sua volta e chiede, salendo con il suo maestro verso l’alto.      
  Studio delle Scritture, gradualità e dialogo sono gli ingredienti necessari per percorrere la strada verso la verità. Le Scritture ebraiche sono il codice comune di Gesù e della samaritana, e, proprio per questo, anche il nostro; la gradualità e il dialogo sono il rispetto della qualità umana del cammino.
  La prima verità da rispettare in questo caso è la persona umana, così com’è, con le sue capacità, la sua cultura, le sue istanze e i suoi spazi d’ombra. Gesù è il modello di comportamento. Anche questo brano evangelico ci fa capire che la fede in Cristo per noi cristiani non si acquisisce o custodisce nella contrapposizione ebraismo-cristianesimo, bensì nell’incontro e nell’accettazione di Gesù Cristo.
  Perfino la situazione matrimoniale “irregolare” (vv 16-18) della samaritana non diviene oggetto di condanna da parte di Gesù, bensì occasione di salire ancora di un gradino verso la salvezza di se stessa, attraverso la conoscenza della verità che è il Cristo.  Il dialogo si fa più intenso e porta la samaritana ad una prima accettazione di Gesù, perciò (v 19)  la donna: “Signore, vedo che sei un profeta ….”.
  Ancora una contesa teologica che contrappone la samaritana al giudeo (vv 20-24).
Qui la samaritana dimostra la conoscenza della propria Torà, quella donna, con la sua poca cultura, duemila anni fa, conosceva le scrittura che parlano di Dio, di come, dove e a chi pregare, conosce chi dovrà venire per rivelare tutta la verità.
  Oggi pochi cristiani conoscono appena qualcosa di Dio, di Gesù, pochissimi hanno letto interamente un vangelo. Quello di Marco è composto di poche paginette.
Quella samaritana invece conosce e perciò può affermare (v 25):
So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando verrà ci annunzierà ogni cosa”
  Le disse Gesù:  (v 26) “Sono Io, che ti parlo.”
Improvvisa e frastornante autodichiarazione, fatta ad una donna, straniera, per giunta una prostituta.
  In tutte le religioni è l’uomo che cerca il suo Dio, solo nella religione ebraica-cristiana è Dio che cerca l’uomo, è l’Amore che cerca l’amato.
  In questo brano evangelico è più che esplicita tale ricerca.
  Solo dopo che Gesù si è rivelato alla samaritana i discepoli, che erano andati fare delle provviste “giunsero” e perciò lo pregavano: ”Rabbì mangia” ma lui si rifiutò          Giovanni ci ricorda che attraversando la Samaria vicino la città Sicar (v 6) “qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù, dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. (v 7) Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua …”.      Gesù proprio lei aspettava. Giovanni non ci dice il nome della donna ma ci induce a capire che voleva incontrare quella donna, da solo. Gesù, seduto presso il pozzo, aspettava quella donna con la brocca; due persone con due obbiettivi diversi: la samaritana, come al solito, era lì per attingere acqua, Gesù era lì per incontrare lei.
  Giovanni ci fa vivere l’incontro dell’amore con l’amata con tutte le complicanze e tensioni che comporta il rapporto amoroso, ma l’amore vince tanto da rendere la samaritana gioiosa e felice ma stordita: “La donna lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: <Venite a vedere un uomo che mi ha detto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?> . uscirono dalla città e andarono da Lui”.(vv 28-30)
  La samaritana ha trovato il tesoro, la perla preziosa e anziché custodirla corre a comunicare l’accaduto alla sua gente. Sì intontita perché pur avendo sentito con le sue orecchie e dalle labbra del Messia: “Sono Io che ti parlo”, vuole la conferma della sua gente.
  “Molti samaritani cedettero in Lui per le parole della donna … E quando i samaritani giunsero da Lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed Egli vi rimase due giorni. Molti di più cedettero per la sua parola e dicevano alla donna: <Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che Questi è veramente il salvatore del mondo>(vv 39-42)
  Gesù in terra straniera trova accoglienza, incontra gente assetata di Parole di Dio; i samaritani sono andati a trovare Gesù forse per curiosità ma avendolo conosciuto e ascoltate le sue parole hanno creduto tanto da dire alla samaritana e a noi:
“Questi è veramente il salvatore del mondo”.
  I samaritani udirono e seppero; noi possiamo leggere le sue parole e pregando possiamo colloquiare con lui.
  E’ necessario leggere le parole di Gesù: “L’ignoranza della Parola è ignoranza di Cristo”, dal prologo al commento del Profeta Isaia di San Girolamo.
  “Sono venuto solo per dirti, Signore, quanto sono felice da quando ti ho incontrato e mi hai liberato dai miei peccati … non so molto bene come pregare, però penso a te tutti i giorni .. Beh, Gesù … qui c’è Jim a rapporto !”      Preghiera del vecchio Jim
Da oggi, ogni giorno, non possiamo perdere l’opportunità di dire a Gesù:
“Gesù io sono qui a rapporto!”