giovedì 21 novembre 2019

I CARISMI STRAORDINARI


I CARISMI STRAORDINARI

 I carismi hanno avuto inizio con la Pentecoste (At 2,1ss) e continuano oggi ad
accompagnare la Chiesa e certo l’assisteranno anche domani.
Nella Comunità di Corinto i Carismi erano fiorenti e S. Paolo scrivendo proprio a quella prima Comunità Cristiana elencava le manifestazioni particolari dello Spirito posseduti da molti Corinzi che li esercitavano per l'utilità di tutta la Comunità.
Carisma del Linguaggio della Scienza (1Cor 12,8): consiste nella conoscenza di un evento non attraverso le vie normali dell'esperienza, del ragionamento e dello studio:
Nathan comprese il peccato di David con Bersabea; Anania conobbe la conversione di Saulo; Pietro capì come comportarsi con Cornelio e i pagani;  Cornelio dove trovare Pietro; S. Pio V° conobbe la vittoria di Lepanto; il medico Giuseppe Moscati diagnosticava con esattezza le malattie e ne dava il rimedio appropriato.
Carisma del Linguaggio della Sapienza (1Cor 12,8): consiste nell'agire con sollecita azione dando applicazione alla conoscenza Divina avuta o recepita: Nathan va subito a rimproverare David per il peccato con Bersabea; Pietro battezza subito Cornelio e i pagani; Giuseppe sa interpretare i sogni del Faraone e prevede la raccolta del frumento; abilità  delle scelte secondo Dio (Stefano eletto Diacono At 6,8-10); capacità di centrare con poche parole, semplicità e forza un problema.
Carisma del Discernimento degli Spiriti (1Cor 12,10): consiste nel  distinguere se è mozione dello Spirito Santo, del maligno o della nostra psiche. E' il custode degli altri Carismi dei quali protegge la genuinità.
Criterio generale: vedere  in una cosa, per esempio nel Rinnovamento, i valori positivi da conseguire (riscoperta dello Spirito, del Battesimo, della carità, della comunità, della lode) e i rischi da evitare (fondamentalismo biblico, desiderio del meraviglioso, esagerata stima dei carismi, emozionalismo).
Carisma delle Guarigioni (1Cor 12,9;Mc 16,17-18): consiste, soprattutto, di guarigioni spirituali e a volte da malattie psitiche (Guarigione delle memorie) e anche fisiche. 
S. Giacomo nella sua lettera al capitolo 5° versetti 14 e 15 ci sollecita: "C'e qualcuno che a ammalato? Chiami gli anziani della Chiesa ed essi preghino per lui ungendolo d’olio nel nome del Signore; la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati".
Sia sempre la Comunità a pregare, mai il singolo; si preghi, come dice la scrittura, con immensa fede e certezza che Dio ascolta le nostre suppliche, eliminando, prima, in noi e tra noi ogni residuo di risentimento.
Non bisogna guardare a questo carisma, come destinato ad eliminare la sofferenza redentrice ed il valore della Croce. La visione della vita senza malattia e un’utopia, non cristiana:
Cristo fra dolore e gaudio preferì la croce per la nostra redenzione.   
Carisma dei Miracoli (1Cor 12,10; Mc 2,3-12; Mt 8, 2-9; Gal 3,5): consiste nel repentino cambiamento dallo stato di necessità in uno stato benessere duraturo.
Dio, usando la Sua immensa Misericordia e Potenza, ha operato in prima persona, quand'era tra noi, poi si e servito di sue creature degne di operare, con la Sua Grazia e Potenza, nel suo nome. Questo Carisma ha accompagnato la Sua Chiesa per oltre 20 secoli e l'accompagna ancora.
Nel Rinnovamento nello Spirito si verificano miracoli in un certo senso più straordinari: cioè conversioni di cuori con cambiamento radicale di comportamento.
Carisma della Preghiera e Canto in Lingue; Messaggio in Lingue (Mc 16,17; 1Cor 12,10; 1Cor 14,5; 14,14 e 14,18; At 2,1-13: Pentecoste; At 10,1-48: Cornelio; At 19,1-7: Efeso): Consiste nel tentativo di esprimere in termini non concettuali ciò che non può esprimersi in termini codificati di un linguaggio antico o moderno, questo dono era diffusissimo nella comunità apostolica di Corinto.
E' un colloquio dell'anima con Dio, attraverso lo Spirito Santo.
Del canto in lingue un direttore d'orchestra che partecipò ad un corso di Vita Nuova nello Spirito a Roma ebbe a dire: "Da compositore e musicista devo affermare che questo canto corale a stato cosi armonioso come se fosse stato eseguito da un solo cantore”   (Meditate gente, meditate)
Il gesuita p. F. Sullivan parafrasando S.Agostino e il Jubilatio – acclamazione,
definisce la  preghiera o il canto in lingua una specie di cantilena in lingua non
codificata a cui Dio aggiunge il suo dono di preghiera di lode.
Un’altro gesuita p. R. Farisy sostiene  che la preghiera  in  lingua  è  la porta per cui di consueto entrano gli altri carismi.
I fratelli separati lo ritengono la prova più sicura del Battesimo nello Spirito.
Il Messaggio in Lingue  consiste  in  un dono che il  Signore fa ad uno o a più
credenti per l’edificazione sua e dell’assemblea e può essere indirizzato ad una
persona particolare o a tutta l’assemblea.
Esempi di questo Carisma li troviamo ampiamente trattati nei libri:“L’ora dello
Spirito” e i  “Carismi” scritti da don Serafino Falvo.
S. Paolo afferma che, nel caso esistesse tale Carisma nella Comunità dei credenti, necessario pregare affinché sia presente anche il Carisma dell’interpretazione.
Carisma dell’interpretazione (1Cor 12,10; 1Cor 14,13): consiste non nel tradurre letteralmente un messaggio codificato in una lingua straniera, ma ispirato dallo Spirito, interpretare il messaggio in lingue proclamando nell’assemblea ciò che lo Spirito vuole comunicare alla persona o a tutta la Comunità.
Affinché non succeda che si svilisca tale Carisma, Paolo afferma di possedere più di tutti i Corinzi il Carisma delle lingue, ma dichiara che preferisce dire cinque parole in una lingua conosciuta, che diecimila in una lingua che gli altri non conoscono.
Carisma della Profezia (1Cor 12,10; 1Cor 14,1e ss): consiste nel proferire una parola ricevuta da Dio per incoraggiare, consolare, ammonire, correggere, esorta, raramente per rimproverare.
La Parola ispirata da Dio può essere una mozione che avvertiamo fortemente nel cuore e sentiamo la necessità da comunicare; una parola biblica che sentiamo urgente da comunicare; una lettura biblica che abbiamo sotto gli occhi e sentiamo di partecipare all’assemblea.
Per noi cristiani il dono Profetico è avvenuto nella prima effusione dello Spirito Santo quando abbiamo ricevuto il Santo Battesimo (come afferma la Lumen Gentium); infatti la liturgia, all’unzione del Crisma, ricorda la dignità di Cristo sacerdote, re e profeta.
Il Battezzato, perciò, è chiamato, col dono della Profezia, a lodare Dio e rendere testimonianza a Cristo Salvatore del mondo:
“La testimonianza di Gesù è lo Spirito di Profezia” (Ap 19,10; 1Gv 5,7).
I Profeti sono presenti nella Chiesa sin dalle origini; dopo il primo secolo, ufficialmente questo Carisma è attribuito ai Vescovi; è stato ed è posseduto da tutti i Santi che, nel soffio dello Spirito Santo, hanno sostenuto e continuano a sostenere la Chiesa nel suo Cammino.
Oltre a queste due Profezie Battesimali e Istituzionali, c’è una terza forma di Profezia: quella Assembleare.   Questa forma è testimoniata da Paolo:
É la Profezia che sboccia nelle riunioni o assemblee di preghiera (Ef 2,20: - edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra miliare Cristo Gesù -; At 10,43: - Tutti i profeti rendono questa testimonianza: chiunque crede in Lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome -).
Questo dono non si manifesta in tutti, come ogni dono carismatico, tutti ne possiedono i germi per cui, dice S. Paolo:“Tutti potete profetare” (1Cor 14,31).
Scopo della Profezia è proprio risvegliare la fede, alimentare la speranza, accedere la carità, sostenere la preghiera di lode e tenere alta la vita della Comunità perché la Parola di Dio, data nella Profezia, illumina, consola, ammonisce, edifica.     Ancora S: Paolo ci assicura:        
 “Ma tutte queste cose è l’unico e medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (1Cor 12,11).

Giovanni XXIII per il Vaticano II consegnò al Card. Suenens due schemi chiavi che divennero Lumen Gentium e Gaudium et Spes.
In quella veste, in uno dei suoi poderosi interventi sul ruolo attuale dei carismi nella Chiesa, riscontrò attenzione ed interesse, ma anche una forte opposizione.
Il Card. Suenens dovette affrontare con energia e certezza profetica precisamente il Card. Ruffini il quale presentava i carismi come una faccenda del passato.
(AA.VV. Il rinnovamento Carismatico – Intervista di Renè Laurentin al Card L.J.Suenens pp. 95/104.
Gravissima questa opposizione di Ruffini anche perché non tenne conto di quanto era accaduto, agli inizi del 1900 nella Chiesa Cattolica con Elena Guerra e nella Chiesa Pentecostale con Charles Pahram.

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