giovedì 21 novembre 2013

La Cananèa

                                        La Cananèa               (Mt 15,21-28; Mc 7,24 30)                                
(Donna di cultura greca ma di origine siro-fenicia, non di razza, cioè pagana (Mc 7,26).

Contesto
Gesù intende annunciare l’amore universale del Padre ovunque e ad ogni uomo, ma incontra tanta resistenza. Ne incontra nel suo popolo, tra i discepoli e tra gli stessi pagani che si erano abituati all’idea della supremazia di Israele.
Gesù nel Vangelo di Matteo, indirizzato ai giudei-cristiani, al cap. 8 (11-12) annuncia che nel banchetto del regno il pane che è stato rifiutato dai giudei diventerà cibo per i pagani.     
Ancora Matteo al cap.15 (10-20) affronta la questione importante del puro (Israele) e dell’impuro (Stranieri) dal punto di vista alimentare; Gesù, contraddicendo il libro del Levitico nei capitoli 11-15, afferma che non quello che entra dalla bocca rende impuro, ma quello che ne esce.
Gesù, dopo essere fuggito dalla terra d’Israele ed entrato in terra pagana, l’Evangelista ce lo presenta nell’incontro con la donna Cananèa.
Testo
In quel tempo, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: “Pietà di me (Kyrie eleison), Signore, figlio di Davide (significa messia, il messia guerriero che restaurerà il regno d’Israele, sottomettendo i popoli pagani). Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio”. Ma Egli non le rivolse neppure una parola (perché? Gesù non è il figlio di Davide, il messia guerriero, ma Gesù è il figlio di Dio). Allora i discepoli gli si accostarono implorando: “Esaudiscila (falla andar via), vedi come ci grida dietro”. Ma egli rispose: “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa d’Israele”. Ma quella si fece avanti e gli si prostrò dicendo: Signore, aiutami!” (Adesso cresce la sua fede, riconosce Gesù Signore, ha compreso la pienezza dell’amore di Dio). Ma egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini” (Con questa risposta Gesù vuole preparare i discepoli a condividere  il pane anche con i pagani) . “E’ vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. E da quell’istante la figlia fu guarita. (Mt 15,21-28)
 Riflessioni
La Cananèa di fronte all’indifferenza di Gesù non desiste.
La donna anziché irritarsi per essere stata clamorosamente ignorata e disattesa, si getta ai suoi piedi: “Signore aiutami!”. Ma Gesù replica sostenendo che Egli deve dedicarsi alla salvezza dei giudei, “figli” di Dio, e alla realizzazione delle promesse, prima di occuparsi dei pagani,( “cani” per i Giudei); il termine (cagnilini) sulla bocca di Gesù attenua l’appellativo dispregiativo ebraico (Mt 15,26)    
La cananèa prostrandosi riconosce la missione salvifica di Gesù: sicuramente la guarigione di sua figlia non toglie nulla agli Ebrei.
Allora esplode l’ammirazione di Gesù che cede: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”.       
Insegnamenti
Questa donna Cananèa ci insegna la lotta della fede, da lei impariamo a presentarci al Signore senza accampare alcun diritto, come dei “cagnolini”. Ma se l’uomo non può avanzare alcuna pretesa, ella ci indica la via della preghiera insistente, perseverante. Possiamo e dobbiamo chiedere, persistere, addirittura pretendere d’essere esauditi.
Ce lo insegnano tra gli altri Abramo e Mosè.
Dio non ci ha  esaudito, insistiamo.(Chiedete e vi sarà dato, cercate, bussate (Lc 11,9)
Anche quando non siamo certi di appartenere a Gesù, come la Cananèa, diamo fiducia a Lui, solo per questo già gli apparteniamo. 
Cenni storici e costumi
Tiro e Sidone erano città fenice e cananei era l’antico nome della loro popolazione.
Il regno di Dio dev’essere manifestato in Israele: i Giudei sono i “figli” della promessa; per loro i diversi sono come “cani”. Perciò la cosa è nota a questa Cananea venuta da Gesù per cercare la guarigione della figlia, oppressa da una malattia allora ritenuta strettamente connessa alla presenza del demonio; ma la sua angoscia e la sua fede sono più forti del rifiuto.   
Pareri biblici
Il Vangelo di Matteo, pervenuto in greco ma in origine scritto in aramaico fu redatto tra il 70 e l’80 d.C., s’indirizza ai giudei convertiti,.
Questo brano non è tanto una cronaca, ma catechesi per  la comunità cristiana che fa resistenza nell’andare verso i pagani perciò Matteo drammatizza il racconto.
Che contrasto tra il silenzio quasi altero di Gesù e la guarigione finale!
L’episodio mostra la fedeltà di Gesù verso il popolo giudaico e contemporaneamente
ci dice che tra i pagani nasce la fede mentre molti Giudei si chiudono al messaggio.                                                                                         
                                                                                             Matteo – Civiltà Cattolica
La fama di Gesù si diffonde anche in territorio pagano.
Non è ancora giunto il tempo di rivelarsi fuori Israele, perché la missione di Gesù è quella di portare il lieto annunzio ai giudei, i “figli”, gli eredi del regno di Dio. Ma compiendo questo miracolo, egli annuncia che la salvezza, riservata ad Israele, si estende anche ai pagani, “cani” per i Giudei.
Le prime generazioni cristiane che hanno lottato per riconoscere e far riconoscere la vocazione dei pagani, dovevano leggere questo racconto come un incoraggiamento e una giustificazione (cf. Rm 1,16: “Io (Paolo) infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco”.)                                                                               Marco – Civiltà Cattolica
                                                        Conclusioni                    
Quindi, in questo brano l’evangelista Matteo vuole educare la sua comunità cristiana  ad aprirsi ai pagani e far comprendere che i pagani non vanno dominati secondo la tradizione del messia figlio di Davide, ma vanno serviti secondo la novità del Messia Figlio di Dio.

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Il termine Vangelo è particolarmente frequente nell’epistolario di Paolo, 40 volte.

(Bibbia Civiltà Cattolica pag. 1829 prologo – lettera ai Romani – ultimo rigo.

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