venerdì 6 aprile 2012


L’Evangelista Luca compagno di Paolo

L’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli è certamente un cristiano della generazione apostolica, giudeo molto ellenizzato, o meglio ancora, greco di buona formazione, che conosceva a fondo quanto riguardava le cose giudaiche e la bibbia greca, e con buone conoscenze mediche. Questo autore è identificato concordemente dalla tradizione della Chiesa con san Luca. Già verso il 175 questo era il pensiero delle varie chiese nel loro insieme, come lo dimostra la testimonianza del documento romano che va sotto il nome di canone di Muratori, del Prologo antimarcionita, di sant’Ireneo, degli scritti alessandrini e di Tertulliano.
Luca, oltre ad essere l’autore dei due libri, è soprattutto compagno di viaggio di Paolo, come dimostrano quei racconti della seconda parte degli Atti, nei quali egli si esprime in prima persona plurale: “Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunciarvi la parola del Signore” At 16,10; “Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia….” At  16,11e ss.
Questi avvenimenti si riferiscono al secondo viaggio missionario di Paolo (At 16,10ss); mentre narrano il terzo viaggio di Paolo gli episodi narrati nel capitolo 20 degli stessi Atti: ”Noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana.” At 20, 6.
Molti concordano nell’identificare in Luca il fratello inviato con Tito a Corinto: “Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le chiese a motivo del Vangelo” 2Cor 8,18.
Anche nelle sue lettere Paolo certifica la presenza di Luca nella sua odissea di predicazione del Vangelo e nella sua prigionia: “Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.” Col 4,14; collaboratore nella predicazione: “Ti saluta….e Luca” Fm 24; è ancora presentato dall’apostolo come compagno assai caro che è a suo fianco durante le sue prigionie romane: “Solo Luca è con me” 2 Tm 4,11.

Luca, oltre ad essere grande cantore di Cristo, è stato un grande storico coscienzioso per aver raccolto con molta diligenza testimonianze e tradizioni, scritte e orali, sulla vita di Gesù e sullo sviluppo della Chiesa cristiana nascente.  
Ha certamente conosciuto il vangelo di Marco (che racconta Pietro) del quale era compagno (cf Fm 24) e per il suo Vangelo, pare, abbia attinto, come Matteo, ad una prima stesura di Marco; Matteo e Luca, per quanto riguarda parole o discorsi (i “logia”) avrebbero attinto da un’altra fonte, chiamata Q (iniziali della parola tedesca “Quelle”. Altre fonti caratteristiche arcaiche ed espressioni semitiche o palestinesi. La ricerca continua.
Il suo Vangelo (che racconta Paolo) è il più completo ed ha un suo stile, un suo modo di presentazione del materiale e letteralmente è più curato.
Da questa sua opera traspare la profonda fede di Luca in Gesù e la sua sollecitudine per la vita evangelica.
Egli contempla il Signore in un modo particolare che lascia trasparire una interiorità ed una mistica molto diverse dalla durezza di Marco.
Per l’Evangelista Luca
Gesù è il suo Salvatore e Redentore, la sua gioia.  

Luca scrive il suo Vangelo quasi nello stesso periodo del Vangelo di Matteo.
L’Evangelista Luca si rivolge ai convertiti provenienti dal mondo pagano con un insegnamento realista che continuerà con il libro degli Atti degli Apostoli in cui Luca descrive gli inizi della Chiesa cristiana, incaricata dal suo Signore di annunciare
 a tutti gli uomini, a qualunque cultura appartengano, che sono stati salvati.

Luca, nel suo Vangelo, è un testimone della fede stessa della Chiesa: ci presenta il mistero di Gesù. Cristo porta a compimento il disegno di Dio, perciò tutte le promesse dell’Antico Testamento. Le sue allusioni alla Scrittura consentono di vedere Gesù il nuovo Mosè… il nuovo Davide… il nuovo Elia…, cioè
colui che realizza il piano di Dio per l’umanità.

Luca chiama Gesù “Signore” (At 2,36; Fil 2,11). E’ il titolo dato subito nella Chiesa al Cristo risorto e glorificato, ma questo è il modo con cui era chiamato Dio nell’Antico Testamento.
Luca, meglio degli altri evangelisti, ritrae la bontà di Gesù per i peccatori, immagine della benignità sconfinata di Dio. (cf A.T.) “Quale Dio è come te che toglie l’iniquità e perdona il peccato” Mi 7,18;  “Io, io cancello i tuoi misfatti…non ricorderò più i tuoi peccati” Is 43,25; “..Tu getterai in fondo al mare tutti i miei peccati” Mi7,19;   “Ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” Is 49,16.         

Il libro di Luca è il   Vangelo della misericordia. Fin dai racconti dell’infanzia di Gesù, egli sottolinea che la Salvezza è offerta a tutti gli uomini e non perde occasione per affermare il carattere universale di questo lieto messaggio. 

Il libro di Luca è anche il Vangelo della grazia e della gloria. Gesù porta un dono che supera tutte le speranze degli uomini e cambia la loro vita; ma attende anche una risposta da parte loro, perché, ci insegna Luca, Gesù dona fervore e gioia profonda. La vita cristiana, per Luca, è accoglienza della Parola di Dio con fiducia illimitata, dono al Signore nella preghiera, servizio ai fratelli nella carità e nel coraggio missionario.
Le comunità cristiane primitive erano entusiaste dall’annuncio del Regno, esse lo immaginavano imminente, ma già quando Luca scrive, si è maturato il senso di una certa durata, si ha l’esperienza di un tempo della Chiesa, quello dell’opera dell’evangelizzazione e della gioia delle conversioni.
Per Luca la storia umana conosce tre momenti: 1)la preparazione o l’Antico Testamento, 2) Gesù che è il centro di tutto, 3) la Chiesa che racconterà nel libro degli Atti.
Egli vuole presentare il quadro di una realizzazione: quella del disegno di Dio e dell’attesa degli uomini. C’è il tempo della promessa e della formazione d’Israele; c’è il centro della storia ed è il momento di Gesù Cristo; c’è il dispiegarsi dell’opera di Dio per tutti gli uomini lungo tutta la storia. La speranza d’Israele e l’opera di Cristo si realizzano nelle nazioni, tra tutti i popoli allora apparentemente esclusi dalla storia sacra. “I pagani”, “le nazioni” indicano appunto questa immensità di uomini apparentemente estranei all’Alleanza e ai fatti divini.
Luca tiene a farci comprendere che il cristianesimo non è una forza sovversiva dell’impero, ma sottolinea sopratutto come l’evangelizzazione varca alcuni confini: da Gerusalemme alla Samaria fino alle grandi città pagane; dal mondo dei Giudei di Gerusalemme ai Giudei della diaspora; dalla Sinagoga ai diversi ambienti e culture del mondo pagano con la sua magia, la sua religione e la sua cultura.
Luca non pretende di darci un resoconto preciso dei discorsi, ci tiene a riportare ciò che fu la caratteristica della predicazione cristiana fin dagli inizi e come si sviluppò.
Quando si riflette sull’annuncio di Gesù Cristo occorre, oggi come ieri, rifarsi a questi discorsi degli Atti; essi sottolineano i punti forti della fede: l’evento di Cristo nel disegno di Dio, l’appello alla conversione e al battesimo, la realizzazione dell’attesa dei Giudei e della ricerca difficile dei pagani.
E’ il credo gioioso e chiaro della Chiesa animata dallo Spirito Santo.

Luca, allora e ancora per oggi, richiama a credere nell’azione dello Spirito e del Vangelo, nel dinamismo vitale (oggi carente) della comunità, nella responsabilità, nella carità, nel fervore evangelico. E’ un invito a ritrovare il coraggio e a reinventare il volto di una Chiesa fatta per gli uomini di ogni tempo. E’ un appello a lasciarsi prendere dallo spirito del Vangelo in ogni situazione nuova; insomma, un modo di apprendere dall’esperienza stessa che cosa significhi vivere nella Chiesa. 




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