IMITARE GESÙ
- PER PASSIONE
L’uomo, creato da Dio, riuscirà mai ad imitare Gesù?
(dal cap. 17 di
Giovanni a Matteo 26,51)
La preghiera di Gesù.
Dal Vangelo
secondo Giovanni, capitolo 17: ””… alzati
gli occhi al cielo, disse:“Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché
il Figlio glorifichi te..”(1)
“Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico
vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (3)
Gesù sta per
essere preso, strattonato, schiaffeggiato, sputato, percosso, flagellato,
condannato a morte, inchiodato sulla croce, ma innalzato sul Golgata per essere
da tutti guardato:“Volgeranno lo sguardo
a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37)
Durante
questo dolcissimo colloquio con il Padre, Gesù prega, non prega per se stesso,
prega per me, affida al Padre me. Si è vero lo amo, lo riconosco mio personale
salvatore, ma ancora sono indegno di Lui; come i suoi contemporanei lo
tradisco, lo amo meno di qualche altra cosa che prediligo, nonostante tutto Lui
prega per me, dice al Padre perfino che io sono suo, per farmi amare col suo
amore paterno.
“Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai
dato, perché sono tuoi”, (9)
Non è ancora
contento, desidera non staccarsi nemmeno per un momento da me, sono suo,
mentr’io ancora gli sfuggo, Lui chieda al Padre di custodirmi affinché io possa
essere “impastato” con loro e in loro, come Lui e il Padre sono una cosa sola,
possa anch’io essere una cosa sola con loro:
“Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi
hai dato, che siano una cosa sola come noi”. (11b)
Gesù conclude il
colloquio con il Padre senza chiedere nulla per se, ma tutto per noi:
“ … perché l’amore con il quale mi hai amato sia in
essi e io in loro”. (26b)
Gesù dimentico
delle inumane sofferenza che dovrà patire, prega il Padre per me, io ho mai il
desiderio di pregare per altri, come fa Lui per me? Forse prego per me stesso,
per i miei cari, ma mi prendo cura del mio prossimo.
Quante volte
dico di amare Gesù, ma quando riuscirò ad imitarlo,
quando saprò amarlo più di quanto amo
me stesso e le cose che io amo?
Dobbiamo non
solo dire che lo amiamo, ma amare ciò che Lui ama con la stessa intensità che
Lui ama me; il suo amore per me è certo: ha dato la sua vita per me, per mondarmi
di ogni peccato, per costituirmi Suo fratello e figlio di suo Padre.
Come imitarlo?
Il
Giovedì Santo.
“… Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi sapete che fra
due giorni è Pasqua e che il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere
crocefisso”.
Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si
riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero
consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire”. ( Mt 26, 1-4)
Gesù sta per
compiere qualcosa d’immenso, sta per donare se stesso, donare il suo corpo per
essere vituperato fino alla morte di croce per riscattare la sua creatura.
Chi, forse io sarei capace o avere la forza
di offrire il mio corpo per essere flagellato e poi inchiodato su una croce; al
solo pensiero tremo!
Solo Papa
Francesco ne sarebbe capace, lui che ha innata la passione per l’uomo, lui che
sente il bisogno di andargli incontro per abbracciarlo e soccorrerlo; quasi vorrebbe
spingere fisicamente ogni uomo a cercare l’altro, il più bisognoso.
Il 27 marzo 2013,
durante l’udienza generale del mercoledì, una sua espressione m’ha trafitto il
cuore:
“Uscite, andate incontro all’uomo, anche Dio è
uscito da se stesso per incontrare ognuno di noi”.
Un’espressione,
se vogliamo ovvia: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria di unigenito del Padre”. (Gv 1,14)
Ma quelle parole
uscite spontaneamente dalle sue labbra, contestualmente generate dal suo cuore
e dalla sua mente, hanno avuto un sapore nuovo, hanno saputo suonare le corde
del mio cuore e chi sa di quanti altri cuori.
[Gesù tante
volte era sfuggito alla sua cattura, l’ultima volta fu durante la festa della Dedicazione (1) che si celebra per un’intera settimana in dicembre.
“Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa
della Dedicazione. Era d’inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico
di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: … Se tu sei
il Cristo, dillo a noi apertamente. Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto e non
credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, questa mi danno
testimonianze; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie
pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco ed esse mi seguono. … Io e il
Padre siamo una cosa sola”. (Gv 10,22-30)
Allora i Giudei
portarono delle pietre per lapidarlo e quando Gesù concluse dicendo: “ Il Padre è in me e io nel Padre”, cercarono
di afferrarlo, ma egli gli sfuggi dalle mani.
Ritornò quindi
al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si
fermò.]
Due breve osservazioni:
1)-A proposito
delle pecore, Papa Francesco ha affermato: com’è bello l’odore delle pecore;
quante volte anziché di cercarle io ho cambiato strada per non incontrarle?
(1)
“La
Festa della Dedicazione” – Tale festa ricordava la riconsacrazione del Tempio
di Gerusalemme dopo la profanazione
causata da Antiaco IV Epifane con l’introduzione nel Tempio di una
statua di Giove Capitolino.
2)-Quand’era ancora al di là del
Giordano, Gesù seppe che Lazzaro era gravemente ammalato; si trattenne due
giorni.
“Poi disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in
Giudea!” I discepoli gli dissero: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di
lapidarti e tu ci vai di nuovo? … Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse ai
condiscepoli: Andiamo anche noi a morire con Lui”. ( Gv 11,7-8; 16)
Tommaso
è famoso per la sua incredulità, in questa occasione è stato l’unico capace di
affermare di accompagnare Gesù, anche se doveva sfidare la morte.
Quanti
di noi avremmo saputo dare un tale conforto a Gesù?
Fine del ministero pubblico e preliminari
dell’ultima Pasqua.
“Il primo giorno degli Azzimi (2),
i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: - Dove vuoi che ti prepariamo
per mangiare la Pasqua? –” (Mt 26,17)
“Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre
mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”” (Mt 26,20-21)
L’Evangelista Matteo
annota che tutti furono addolorati profondamente, se tanto è vero immaginiamo
per un momento lo sconforto il dolore di Gesù sapendo che uno dei suoi stava
per tradirlo.
“Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?.
Gli rispose: “Tu l’hai detto”.”
Solo Gesù ha
saputo registrare e tacere, come farà fino alla morte di croce e come possiamo
contemplare nella profezia di Isaia, capitolo 53 : ”Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il
patire … si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori
… è stato trafitto per i nostri delitti, … per le sue piaghe siamo stati
guariti, … come agnello condotto al macello, …”.
Chi, forse io avrei
saputo essere mansueto come Lui, o mi
sarei scagliato con parole e fatti contro di colui che stava per tradirmi?
Ma Lui ci ha
insegnato le “Beatitudini”: Beati, beati
… beati i perseguitati, perché di essi è il regno dei cieli.
Infatti molto
prima che questi avvenimenti accadessero “Gesù
salì sulla montagna” e ci ha ammaestrati per essere forti nelle
persecuzioni, ma chi ne ha la forza di resistere agli attacchi
dell’ingiustizia, se appena sappiamo resistere alla prevaricazione verbale solo
colloquiando con un amico?
Come fare per imitarlo!?
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(2)“Azzimi” - Il
“primo giorno” della settimana in cui
si mangiavano i pani senza lievito; il giorno precedente la pasqua si consumava
il “banchetto pasquale”, che
comunemente si preparava per la sera di venerdì. I Vangeli Sinottici pongono la “Cena
di Gesù” la sera del giovedì. Si spiega quest’anticipazione voluta da Gesù
stesso: non potendo celebrare la pasqua l’indomani, se non nella sua stessa persona
sulla croce. (cf Gv 1,29;1 Cor 5,7b)
La lavanda dei piedi.
Solo S. Giovanni,
al capitolo 13 del suo Vangelo, ci narra questo avvenimento.
Mentre cenavano,
Gesù si alzò da tavola, prese un asciugatoio, se lo cinse intorno alla vita.
Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad
asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. “Venne da Pietro e questi gli disse: Signore, tu lavi i piedi a me? Rispose
Gesù: quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo. Gli
disse Pietro: Non mi laverai mai i piedi! Gli rispose Gesù: Se non ti laverò,
non avrai parte con me. Gli disse Pietro: Signore non solo i piedi, ma anche le
mani e il capo.” … (Gv 13,6-9)
“Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (15)
Gesù ci ha appena mostrato come amare; quando saprò
imitare Gesù?
Istituzione
dell’Eucaristia - del Sacerdozio - della
Remissione dei peccati
Gesù, durante
“il banchetto pasquale”, dopo aver lavato i piedi agli apostoli, fa ad esse ed
a noi tre immensi doni: quello di restare per sempre con noi sotto le specie
del pane e del vino; quello di costituire il potere sacerdotale per ripetere il
suo sacrificio in eterno; quello di costituire il potere di rimettere i
peccati.
Eucarestia: “Ora
mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunciata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete
e mangiate, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso
grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo e il mio sangue
dell’alleanza, versato per molti, in
remissione dei peccati”” (Mt 26,26-28)
Sacerdozio: “Poi
prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio
corpo che è dato per voi; Fate questo in
memoria di me”(Lc 22,19)
Gesù celebrando
Lui il sacerdozio per la prima volta, dà agli Apostoli il comando di ripeterlo
nei secoli: “Fate questo in memoria di me”.
Remissione dei peccati: Insieme al
potere di Offrire il Sacrificio, Gesù afferma che il suo sangue è versato in
remissione dei peccati; confermando così le sue parole: “Ricevete lo Spirito Santo, a chi
rimetterete i peccati saranno rimessi”. (Gv
20,22).
Questo preambolo
alla sua marte per i nostri peccati è
assolutamente inimitabile, semplicemente perché solo Lui ne ha avuto il
potere dal Padre per amor nostro.
Ma la Sua compassione
per noi è solo ancora all’inizio del Suo doloroso cammino che lo porterà alla
Sua passione, alla Sua morte, ma alla Sua Risurrezione per la nostra salvezza e
solo per i Suoi meriti, per trascinarci
verso il Padre, e per Lui nostro Padre, meta agognata di salvezza.
Gesù annuncia due avvenimenti prossimi.
Il Vangelo di
Matteo precisa che dopo il banchetto pasquale, Gesù e i suoi si avviano verso
il Gethsèmani, era un frantoio per l’estrazione dell’olio, ubicato ai piedi del
monte degli Ulivi; in quel posto, quando si recavano a Gerusalemme, Gesù e i
suoi solevano passare la notte a riposare in una grotta, rimasta celebre fin
dall’antichità.
Su quel luogo
nel IV secolo sorse una Basilica, sulle sue rovine, i PP. Francescani la riedificarono
nel 1920, in essa si venera la Roccia dell’Agonia di Gesù, proprio sul quel
luogo dove dormivano i discepoli. Sullo spiazzo otto annosi e secolari olivi,
il maggiore dei quali misura otto metri di circonferenza: restano testimoni
dell’agonia di Gesù.
””E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il
monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: “Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte”.
Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e
saranno disperse le pecore del gregge, ma dopo la mia resurrezione, vi precederò in Galilea”” .(Mt 26,30-32)
Gesù sente già
l’esperienza dell’abbandono dei suoi al momento in cui Egli dà la prova suprema
dell’Amore.
Lo dice senza
amarezza, il suo sguardo va più lontano del tradimento e del crollo dei suoi;
Egli già annuncia la sua resurrezione e dà ai suoi un nuovo appuntamento in
Galilea, li convoca per dare loro coraggio e forza per adempiere al mandato:
“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando
loro di osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, Io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo”. (Mt 28, 19-20)
La Passione di Gesù.
L’angoscia al
Getsémani.
I Vangeli
Sinottici narrano che Gesù e i discepoli uscirono per andare al monte degli Ulivi.
Solo l’evangelista Giovanni descrive che quel campo è al di là del torrente
Cedron.
Giunti al
Getsèmani Gesù, lasciati gli otto discepoli presso la grotta, prese con sé
Pietro e i due figli di Zebedèo, disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”.
(cf
Mc e Mt)
Mai Gesù è
apparso più umano che in questo racconto. Il crollo interiore, di fronte alla
sofferenza e alla morte imminente non potrebbe essere più profondo. Per tre
volte prega, due forti invocazioni: è un grido angoscioso che si unisce a un
abbandono senza riserve a Dio. Gesù sopporta questa prova nella più totale
solitudine che mai un uomo abbia provato.
Così Gesù
affronta l’ultima e dolorosa tappa della sua missione.
E avanzatosi un
poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Abba Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice!
Però non ciò che io voglio, ma ciò che
vuoi tu”. Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare
un’ora sola?”. (Mc 14,36-37)
”Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime
parole.”. (Mt 14,39)
E tornato di
nuovo trovò i suoi che dormivano, si allontanò di nuovo e pregò per la terza
volta.
Il Vangelo di Luca
ci precisa che Gesù si allontanò dai
discepoli quasi un tiro di sasso e racconta che quando Gesù grida al Padre la
sua preghiera.”Gli apparve allora un
angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più
intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a
terra.” (Lc 22,43-44)
Poi si avvicinò
ai discepoli e disse loro: “Dormite
oramai e riposate! Ecco è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’Uomo sarà
consegnato in mano ai peccatori: Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce
si avvicina”. ( Mt 26,45-46)
Gesù si lascia
arrestare.
Mentre ancora
così Gesù parlava, ecco arrivare Giuda e con lui una gran folla con spade e
bastoni mandati dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.
Il traditore
aveva dato loro questo segnale: “Quello
che bacerò, è lui; arrestatelo!”. E subito si avvicinò a Gesù e disse:“Salve, Rabbì!”. E lo baciò. (Mt 26,48-49)
L’Evangelista
Giovanni precisa che: Gesù sapeva tutto quello che stava per accadergli, e, fattosi avanti, disse loro: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù
di Nazaret” e Gesù: “Sono io”. (Gv 18,4-5)
Gesù per la
seconda volta riformula la domanda e quindi replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate andare
costoro”. (Gv 18,8)
Allora si fecero
avanti e misero le mani addosso a Gesù per arrestarlo.
Ma Simon Pietro,
continua Giovanni, che aveva una spada, la sguainò e colpì il servo del Sommo
Sacerdote e gli staccò l’orecchio destro.
Allora Gesù
disse a Pietro: “Rimetti la spada nel
fodero … “. (Gv 18,11)
Il Vangelo di
Matteo annota che Gesù: “Toccato
l’orecchio [del servo], lo guarì” (Mt
26,51b).
Gesù rimprovera
la folla accusandola di essere venuti armata con spade e bastoni per arrestarlo,
come contro un brigante; ricordando loro che ogni giorno, insegnava nel Tempio senza
che loro avessero mai tentato di arrestarlo.
Consegnatosi,
tutti i discepoli, abbandonandolo, fuggirono.
SAPREMO MAI IMITARE GESÙ,
AVREMO MAI LA SUA PASSIONE AMOROSA PER LUI ?
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