La Cananèa (Mt 15,21-28; Mc 7,24 30)
(Donna di
cultura greca ma di origine siro-fenicia, non di razza, cioè pagana (Mc 7,26).
Contesto
Gesù intende annunciare l’amore
universale del Padre ovunque e ad ogni uomo, ma incontra tanta resistenza. Ne
incontra nel suo popolo, tra i discepoli e tra gli stessi pagani che si erano
abituati all’idea della supremazia di Israele.
Gesù nel Vangelo di Matteo, indirizzato
ai giudei-cristiani, al cap. 8 (11-12) annuncia che nel banchetto del regno il
pane che è stato rifiutato dai giudei diventerà cibo per i pagani.
Ancora Matteo al cap.15 (10-20) affronta
la questione importante del puro (Israele) e dell’impuro (Stranieri) dal punto
di vista alimentare; Gesù, contraddicendo il libro del Levitico nei capitoli
11-15, afferma che non quello che entra dalla bocca rende impuro, ma quello che
ne esce.
Gesù, dopo essere fuggito dalla terra
d’Israele ed entrato in terra pagana, l’Evangelista ce lo presenta nell’incontro
con la donna Cananèa.
Testo
In
quel tempo, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna
Cananèa che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: “Pietà di me (Kyrie eleison),
Signore, figlio di Davide (significa messia,
il messia guerriero che restaurerà il regno d’Israele, sottomettendo i popoli
pagani). Mia figlia è crudelmente tormentata da un
demonio”. Ma Egli non le rivolse
neppure una parola (perché? Gesù non è il figlio di
Davide, il messia guerriero, ma Gesù è il figlio di Dio). Allora i discepoli gli si accostarono implorando: “Esaudiscila (falla
andar via), vedi come ci grida dietro”.
Ma egli rispose: “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa
d’Israele”. Ma quella si fece avanti e gli si prostrò dicendo: “Signore, aiutami!” (Adesso cresce la sua fede, riconosce
Gesù Signore, ha compreso la pienezza dell’amore di Dio). Ma egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”
(Con
questa risposta Gesù vuole preparare i discepoli a condividere il pane anche con i pagani) . “E’ vero, Signore, disse la donna, ma anche i
cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora
Gesù le replicò: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come
desideri”. E da quell’istante la figlia fu guarita. (Mt 15,21-28)
Riflessioni
La Cananèa di fronte
all’indifferenza di Gesù non desiste.
La donna anziché irritarsi per essere
stata clamorosamente ignorata e disattesa, si getta ai suoi piedi: “Signore aiutami!”. Ma Gesù replica sostenendo
che Egli deve dedicarsi alla salvezza dei giudei, “figli” di Dio, e alla
realizzazione delle promesse, prima di occuparsi dei pagani,( “cani” per
i Giudei); il termine (cagnilini) sulla bocca di Gesù attenua l’appellativo
dispregiativo ebraico (Mt 15,26)
La cananèa prostrandosi riconosce la
missione salvifica di Gesù: sicuramente la guarigione di sua figlia non toglie
nulla agli Ebrei.
Allora esplode l’ammirazione di Gesù che
cede: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”.
Insegnamenti
Questa donna
Cananèa ci insegna la lotta della fede, da lei impariamo a presentarci al
Signore senza accampare alcun diritto, come dei “cagnolini”. Ma se l’uomo non
può avanzare alcuna pretesa, ella ci indica la via della preghiera insistente,
perseverante. Possiamo e dobbiamo chiedere, persistere, addirittura pretendere
d’essere esauditi.
Ce lo insegnano tra gli altri Abramo e
Mosè.
Dio non ci ha esaudito, insistiamo.(Chiedete e vi sarà dato,
cercate, bussate (Lc 11,9)
Anche quando non siamo certi di
appartenere a Gesù, come la Cananèa, diamo fiducia a Lui, solo per questo già
gli apparteniamo.
Cenni
storici e costumi
Tiro e Sidone
erano città fenice e cananei era l’antico nome della loro popolazione.
Il regno di Dio dev’essere manifestato
in Israele: i Giudei sono i “figli” della promessa; per loro i diversi sono
come “cani”. Perciò la cosa è nota a questa Cananea venuta da Gesù per cercare
la guarigione della figlia, oppressa da una malattia allora ritenuta
strettamente connessa alla presenza del demonio; ma la sua angoscia e la
sua fede sono più forti del rifiuto.
Pareri
biblici
Il Vangelo di
Matteo, pervenuto in greco ma in origine scritto in aramaico fu redatto tra il
70 e l’80 d.C., s’indirizza ai giudei convertiti,.
Questo brano non è tanto una cronaca, ma
catechesi per la comunità cristiana che
fa resistenza nell’andare verso i pagani perciò Matteo drammatizza il racconto.
Che contrasto
tra il silenzio quasi altero di Gesù e la guarigione finale!
L’episodio mostra la fedeltà di Gesù
verso il popolo giudaico e contemporaneamente
ci dice che tra i pagani nasce la fede
mentre molti Giudei si chiudono al messaggio.
Matteo
– Civiltà Cattolica
La fama di Gesù
si diffonde anche in territorio pagano.
Non è ancora giunto il tempo di
rivelarsi fuori Israele, perché la missione di Gesù è quella di portare il
lieto annunzio ai giudei, i “figli”, gli eredi del regno di Dio. Ma compiendo
questo miracolo, egli annuncia che la salvezza, riservata ad Israele, si
estende anche ai pagani, “cani” per i Giudei.
Le prime generazioni cristiane che hanno
lottato per riconoscere e far riconoscere la vocazione dei pagani, dovevano
leggere questo racconto come un incoraggiamento e una giustificazione (cf. Rm
1,16: “Io (Paolo) infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio
per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco”.)
Marco
– Civiltà Cattolica
Conclusioni
Quindi, in questo brano l’evangelista
Matteo vuole educare la sua comunità cristiana
ad aprirsi ai pagani e far comprendere che i pagani non vanno dominati
secondo la tradizione del messia figlio di Davide, ma vanno serviti secondo la novità
del Messia Figlio di Dio.
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Il
termine Vangelo è particolarmente frequente nell’epistolario di Paolo, 40
volte.
(Bibbia
Civiltà Cattolica pag. 1829 prologo – lettera ai Romani – ultimo rigo.
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