L’Evangelista Luca compagno di Paolo
L’autore
del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli è certamente un cristiano della
generazione apostolica, giudeo molto ellenizzato, o meglio ancora, greco di
buona formazione, che conosceva a fondo quanto riguardava le cose giudaiche e
la bibbia greca, e con buone conoscenze mediche. Questo autore è identificato
concordemente dalla tradizione della Chiesa con san Luca. Già verso il 175
questo era il pensiero delle varie chiese nel loro insieme, come lo dimostra la
testimonianza del documento romano che va sotto il nome di canone di Muratori,
del Prologo antimarcionita, di sant’Ireneo, degli scritti alessandrini e di
Tertulliano.
Luca,
oltre ad essere l’autore dei due libri, è soprattutto compagno di viaggio di
Paolo, come dimostrano quei racconti della seconda parte degli Atti, nei quali
egli si esprime in prima persona plurale: “Dopo
che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo
che Dio ci aveva chiamati ad annunciarvi la parola del Signore” At 16,10;
“Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia….” At 16,11e ss.
Questi
avvenimenti si riferiscono al secondo viaggio missionario di Paolo (At 16,10ss);
mentre narrano il terzo viaggio di Paolo gli episodi narrati nel capitolo 20 degli
stessi Atti: ”Noi invece salpammo da
Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a
Troade dove ci trattenemmo una settimana.” At 20, 6.
Molti
concordano nell’identificare in Luca il fratello inviato con Tito a Corinto: “Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode
in tutte le chiese a motivo del Vangelo” 2Cor 8,18.
Anche
nelle sue lettere Paolo certifica la presenza di Luca nella sua odissea di
predicazione del Vangelo e nella sua prigionia: “Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.” Col 4,14; collaboratore
nella predicazione: “Ti saluta….e Luca” Fm 24; è ancora presentato
dall’apostolo come compagno assai caro che è a suo fianco durante le sue
prigionie romane: “Solo Luca è con me” 2 Tm 4,11.
Luca,
oltre ad essere grande cantore di Cristo, è stato un grande storico coscienzioso per aver
raccolto con molta diligenza testimonianze e tradizioni, scritte e orali, sulla
vita di Gesù e sullo sviluppo della Chiesa cristiana nascente.
Ha
certamente conosciuto il vangelo di Marco (che racconta Pietro) del quale era
compagno (cf Fm 24) e per il suo Vangelo, pare, abbia attinto, come Matteo, ad
una prima stesura di Marco; Matteo e Luca, per quanto riguarda parole o
discorsi (i “logia”) avrebbero attinto da un’altra fonte, chiamata Q (iniziali
della parola tedesca “Quelle”. Altre fonti caratteristiche arcaiche ed
espressioni semitiche o palestinesi. La ricerca continua.
Il
suo Vangelo (che racconta Paolo) è il più completo ed ha un suo stile, un suo
modo di presentazione del materiale e letteralmente è più curato.
Da
questa sua opera traspare la profonda fede di Luca in Gesù e la sua
sollecitudine per la vita evangelica.
Egli
contempla il Signore in un modo particolare che lascia trasparire una
interiorità ed una mistica molto diverse dalla durezza di Marco.
Per l’Evangelista Luca
Gesù è il suo Salvatore e Redentore, la sua gioia.
Luca
scrive il suo Vangelo quasi nello stesso periodo del Vangelo di Matteo.
L’Evangelista
Luca si rivolge ai convertiti provenienti
dal mondo pagano con un insegnamento
realista che continuerà con il libro degli Atti degli Apostoli in cui Luca
descrive gli inizi della Chiesa cristiana, incaricata dal suo Signore di
annunciare
a tutti gli uomini, a qualunque cultura
appartengano, che sono stati salvati.
Luca,
nel suo Vangelo, è un testimone della fede stessa della Chiesa: ci presenta il mistero di Gesù. Cristo
porta a compimento il disegno di Dio, perciò tutte le promesse dell’Antico
Testamento. Le sue allusioni alla Scrittura consentono di vedere Gesù il nuovo
Mosè… il nuovo Davide… il nuovo Elia…, cioè
colui che realizza il piano di Dio per l’umanità.
Luca
chiama Gesù “Signore” (At 2,36; Fil 2,11). E’ il titolo dato subito nella
Chiesa al Cristo risorto e glorificato, ma questo è il modo con cui era
chiamato Dio nell’Antico Testamento.
Luca,
meglio degli altri evangelisti, ritrae la bontà di Gesù per i peccatori,
immagine della benignità sconfinata di Dio. (cf A.T.) “Quale Dio è come te che toglie l’iniquità e perdona
il peccato” Mi 7,18; “Io, io cancello i
tuoi misfatti…non ricorderò più i tuoi peccati” Is 43,25; “..Tu getterai in
fondo al mare tutti i miei peccati” Mi7,19; “Ti ho disegnato sulle palme delle mie mani”
Is 49,16.
Il
libro di Luca è il Vangelo della misericordia. Fin dai racconti dell’infanzia di Gesù, egli
sottolinea che la Salvezza è offerta a tutti gli uomini e non perde occasione
per affermare il carattere universale di questo lieto messaggio.
Il
libro di Luca è anche il Vangelo della
grazia e della gloria. Gesù porta un dono
che supera tutte le speranze degli uomini e cambia la loro vita; ma attende
anche una risposta da parte loro, perché, ci insegna Luca, Gesù dona fervore e
gioia profonda. La vita cristiana, per Luca, è accoglienza della Parola di Dio
con fiducia illimitata, dono al Signore nella preghiera, servizio ai fratelli
nella carità e nel coraggio missionario.
Le
comunità cristiane primitive erano entusiaste dall’annuncio del Regno, esse lo
immaginavano imminente, ma già quando Luca scrive, si è maturato il senso di
una certa durata, si ha l’esperienza di un tempo della Chiesa, quello
dell’opera dell’evangelizzazione e della gioia delle conversioni.
Per
Luca la storia umana conosce tre momenti: 1)la preparazione o l’Antico
Testamento, 2) Gesù che è il centro di tutto, 3) la Chiesa che racconterà nel
libro degli Atti.
Egli
vuole presentare il quadro di una realizzazione: quella del disegno di Dio e
dell’attesa degli uomini. C’è il tempo della promessa e della formazione
d’Israele; c’è il centro della storia ed è il momento di Gesù Cristo; c’è il
dispiegarsi dell’opera di Dio per tutti gli uomini lungo tutta la storia. La
speranza d’Israele e l’opera di Cristo si realizzano nelle nazioni, tra tutti i
popoli allora apparentemente esclusi dalla storia sacra. “I pagani”, “le
nazioni” indicano appunto questa immensità di uomini apparentemente estranei
all’Alleanza e ai fatti divini.
Luca
tiene a farci comprendere che il cristianesimo non è una forza sovversiva
dell’impero, ma sottolinea sopratutto come l’evangelizzazione varca alcuni
confini: da Gerusalemme alla Samaria fino alle grandi città pagane; dal mondo
dei Giudei di Gerusalemme ai Giudei della diaspora; dalla Sinagoga ai diversi
ambienti e culture del mondo pagano con la sua magia, la sua religione e la sua
cultura.
Luca
non pretende di darci un resoconto preciso dei discorsi, ci tiene a riportare
ciò che fu la caratteristica della predicazione cristiana fin dagli inizi e
come si sviluppò.
Quando
si riflette sull’annuncio di Gesù Cristo occorre, oggi come ieri, rifarsi a
questi discorsi degli Atti; essi sottolineano i punti forti della fede:
l’evento di Cristo nel disegno di Dio, l’appello alla conversione e al
battesimo, la realizzazione dell’attesa dei Giudei e della ricerca difficile
dei pagani.
E’ il credo gioioso e chiaro della Chiesa animata
dallo Spirito Santo.
Luca,
allora e ancora per oggi, richiama a credere nell’azione dello Spirito e del
Vangelo, nel dinamismo vitale (oggi carente) della comunità, nella
responsabilità, nella carità, nel fervore evangelico. E’ un invito a ritrovare
il coraggio e a reinventare il volto di una Chiesa fatta per gli uomini di ogni
tempo. E’ un appello a lasciarsi prendere dallo spirito del Vangelo in ogni
situazione nuova; insomma, un modo di apprendere dall’esperienza stessa che
cosa significhi vivere nella Chiesa.
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